Il peggior luogo comune dell'intelligenza di destra e di sinistra è pensare che noialtri italiani siamo considerati "bianchi". Non è così, in nessuna parte del mondo. Siamo più vicini all'Africa o al Mediterraneo, che al classico maschio occidentale
“Straight white male”, Maschio bianco etero, è il titolo di un bel romanzo di John Niven. Funziona perché è una locuzione immediata e iconica, da molto tempo in uso nel mondo anglosassone. Per lo stesso motivo la sentiamo tornare sui giornali italiani, a periodi e a polemica d’occasione, come leva linguistica e momento di auto-identificazione.
“Sono un maschio bianco etero” scrive il polemista italicamente di destra, per fare fuori l’orribile senso di colpa d’Occidente e finalmente dire pane al pane e vino al vino fuori dal “recinto del politicamente corretto”. Ma lo scrive anche il polemista di sinistra: “Sono un maschio bianco etero” e ciononostante porto la bandiera dell’inclusione, sono aperto all’incontro di culture, sono un progressivo (una volta si sarebbe detto progressista), e appartengo nonostante il mio essere maschio, bianco, etero, alla parte migliore dell’umanità.
Sono entrambi atteggiamenti linguistico culturali che dicono molto del clima italiano. La prima posizione è nostalgicamente identitaria, come del resto buona parte dell’immaginazione di destra, che spesso vive concetti di modernariato riproposti in chiave sbrigativa (Nazione, Sovranità, appunto Identità). La seconda è fatta di un umanesimo universalista spesso sentimentale o consolatorio.
L’umanesimo serve alla sinistra per sentirsi dalla parte dei buoni. Come Topolino e Gambadilegno
Dei Batman del progresso contro i Joker della reazione. O anche dei Topolino contro i Gambadilegno. Modernariato ideologico contro modernariato valoriale. Chi vincerà?
Lasciamo perdere qui il maschio, se esiste, e l’etero, se esiste, sezioniamo la locuzione Straight white male, e concentriamoci sul white, il bianco. Siamo bianchi, in Italia? Ci possiamo considerare bianchi? Gli altri ci considerano bianchi?
La risposta fuori da sogni desideri e velleità è no. Il concetto di “bianco” è nato nel XVIII secolo negli Usa, e gli italiani non facevano parte della categoria. Ancora nel 1920 a New York i documenti degli immigrati italiani non riportavano la definizione “bianco” ma spesso “Sicilian”, anche per chi proveniva, mettiamo, da Ferrara.
Pleonastico ma divertente ricordare che gli immigrati italiani erano appellati “Gumba rats” e “Greeseballs”, entrambi epiteti non proprio affettuosi, c’è tra l’altro uno splendido sketch di Kate McKinnon e Louis C.K. al Saturday Night Live a riguardo. È sull’integrazione degli italiani nella discutibilissima definizione di “bianco” sono stati scritti libri critici e puntuti come Are Italians White? di Jennifer Guglielmo.
Ancora oggi, a.D. 2024, alcune delle più divertenti discussioni su Quora e Reddit riguardano l’eventuale status di “bianchi” da riservare agli italiani. “Cari americani, gli italiani sono considerati bianchi al 100 per cento?” e giù le risposte, tra le quali si trovano anche interventi di chi considera l’Italia un paese arabo.
Su Quora si trovano anche interventi di chi considera l’Italia un paese arabo
Certo gli americani hanno in genere un’idea della geografia piuttosto approssimativa (stereotipo), e certo che i commenti su Reddit e Quora non sono notizie. Ma già il fatto che si ponga la domanda è l’indicazione, vaga quanto sintomatica, di uno stato d’animo collettivo, di un preciso sentimento comune. Se oggi a cena con newyokesi o londinesi dop uno di noialtri italiani si definisse con decisione “bianco” certo si troverebbe di fronte a qualche sguardo che cambia rotta, e qualcuno verserebbe dell’acqua o del vino per superare un quantum di impalpabile imbarazzo.
E per tornare a sentimenti, risentimenti, imbarazzi e identità italiani: autodefinirsi maschio bianco etero ha un qualcosa di involontariamente comico e provinciale, che dice molto di una cultura innamorata di preconcetti e idees reçues fabbricati altrove e assunti con notevole inconsapevolezza. Preconcetto per preconcetto, non sarebbe più bello dirsi innamorati della “negritude aesthetics”?
