IFCO 2024 si chiude con un quadro complesso: tra segnali di ripresa, nuove strategie di branding e sfide economiche

IFCO 2024 chiude la settima edizione con un quadro complesso: tra segnali di ripresa, nuove strategie di branding e sfide economiche, il settore della moda turca si trova a un punto di svolta, determinato a mantenere il proprio ruolo nel mercato globale.

L’edizione 2024 si è chiusa l’8 febbraio, confermando il suo ruolo di appuntamento chiave per il settore della moda e dell’abbigliamento in Turchia. L’evento ha accolto 33.788 visitatori provenienti da 151 Paesi, con una presenza internazionale superiore al 40%, segnando un incremento del 5,3% rispetto allo scorso anno. Nonostante un leggero calo rispetto ai 38.000 visitatori dell’edizione 2024, la manifestazione ha mantenuto le aspettative, consolidando il suo impatto nel panorama globale. L’evento è stato patrocinato da İHKİB (Associazione degli esportatori di abbigliamento e confezioni di Istanbul).

Ospitata presso l’Expo Center di Istanbul, la fiera ha riunito 513 espositori suddivisi in otto padiglioni, con rappresentanze da Medio Oriente (32,5%), Europa (23,1%), Asia (25,1%), Nord Africa (14,6%) e, con una quota del 4,7%, Stati Uniti, Sud America, Australia e Africa.

Un settore in evoluzione

“Siamo estremamente soddisfatti della risposta entusiasta di espositori e visitatori”, ha dichiarato Mustafa Pasahan, vice presidente di İHKİB. Il settore tessile e dell’abbigliamento turco ha registrato esportazioni per un valore di 30 miliardi di dollari nel 2024, con il 70% della produzione destinata all’Unione Europea. L’Europa, infatti, rimane un mercato strategico fondamentale per la moda turca.

Tuttavia, il contesto economico del Paese presenta alcune criticità. L’instabilità finanziaria e l’inflazione hanno influito sulla competitività dei prezzi di esportazione, con ripercussioni sulle imprese locali. Secondo il rapporto Euratex 2024, la Turchia ha perso posizioni nella classifica dei maggiori produttori di moda e tessile, scendendo al sesto posto. Le esportazioni del settore hanno subito una contrazione del 4,8%, attestandosi a 27,4 miliardi di dollari (circa 24,6 miliardi di euro).

Sfide e opportunità per il futuro

Il calo delle esportazioni è legato a una riduzione della domanda in mercati chiave e a un cambiamento nelle preferenze dei consumatori. Nonostante questa flessione, la Turchia continua a distinguersi per la qualità della produzione e per la rapidità nei tempi di consegna, fattori che le permettono di restare un player centrale nel mercato globale dell’abbigliamento. Il settore dell’abbigliamento, infatti, è il terzo più importante per l’export turco, dopo quello automobilistico e chimico.

Durante IFCO è emersa una tendenza significativa: un rafforzamento della filiera interna e la crescita di brand locali. La sezione ‘The Core’ della fiera ha dato visibilità a nuovi marchi, segnando un passo verso una maggiore identità di brand a livello nazionale.

Mustafa Gültepe, presidente dell’Assemblea degli esportatori di Turchia (TIM), ha sottolineato l’importanza di questa strategia: “È il momento di trasformare la Turchia in un Paese con una brand identity solida nella moda”. Tuttavia, ha evidenziato anche le difficoltà del settore: il divario tra costi di produzione e tasso di cambio ha ridotto la competitività, portando a una contrazione dell’export e a un aumento delle importazioni, che hanno raggiunto i 4 miliardi di dollari. Questo scenario ha avuto un impatto diretto sull’occupazione: negli ultimi due anni, il numero di lavoratori impiegati nei settori tessile e moda è sceso da 1,4 milioni a meno di un milione, con una perdita di 159.000 posti di lavoro solo nell’abbigliamento.

Uno sguardo al futuro

Nonostante le difficoltà, il comparto moda continua a rivestire un ruolo strategico per l’economia turca. “Siamo un attore globale nella moda, il sesto fornitore mondiale e il terzo in Europa”, ha affermato Gültepe, sottolineando come la Turchia contribuisca al 3,5% delle esportazioni mondiali di abbigliamento. Innovazione, design e branding rappresentano le leve su cui il settore dovrà puntare per affrontare le sfide del mercato internazionale.

Anche il Ministro del Commercio Ömer Bolat ha ribadito la necessità di adattarsi alla concorrenza globale: “La nostra industria dell’abbigliamento ha dimostrato resilienza e qualità nel tempo. Per rimanere competitivi, dobbiamo continuare a innovare e investire nel nostro know-how produttivo”.