Il rischio di emissioni fuori controllo e crisi energetiche esige una transizione rapida verso le rinnovabili
“L’Europa è pronta a ridurre la propria domanda di energia e le emissioni di CO2 grazie a politiche energetiche e al calo demografico previsto, con una diminuzione di circa 14 milioni di abitanti nei Paesi del Nord del Mediterraneo. Al Sud, invece, la situazione è opposta: quest’area, che ospita il 60% della popolazione mediterranea, consuma solo il 40% dell’energia. Eppure, entro il 2050, ci si attende un incremento di ben 123 milioni di persone nel Sud del Mediterraneo, che farà salire significativamente il fabbisogno energetico,”. Lo ha affermato Houda Allal, direttrice generale dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia (Omec), intervenendo alla Cairo Sustainable Energy Week (CSEW), recentemente tenutasi al Cairo.
“Di fronte a questa crescita, i governi del Sud dovranno affrontare il doppio impegno di rispondere alle necessità delle popolazioni attuali e di quelle future. Questo comporta una pressione significativa sulla velocità della transizione energetica,” aggiunge Allal.
Attualmente, nel Sud il mix energetico è dominato dai combustibili fossili, che rappresentano il 90% dell’energia consumata, con il gas naturale in prima linea, seguito dal petrolio per i trasporti. In Europa, questa dipendenza è minore, attestandosi al 56% circa. “Se non si agisce rapidamente,” sottolinea, “i Paesi del Sud resteranno legati ai fossili, con conseguenze gravi sia per le emissioni di CO2 sia per la sicurezza energetica, data la loro vulnerabilità alle variazioni di prezzo e alle tensioni geopolitiche globali. La sicurezza energetica stessa potrebbe deteriorarsi, soprattutto nel Sud Mediterraneo.”
Secondo Allal, l’unica via è accelerare verso un sistema energetico sostenibile e integrato, facendo leva sul potenziale di efficienza energetica, energie rinnovabili e nuove tecnologie. “La decarbonizzazione non è più solo un’opzione, ma un’esigenza per garantire stabilità e un futuro energetico sicuro nella regione.”