La GAM di Torino restituisce a Morisot il posto che le spetta, dedicandole una mostra che celebra la sua arte e la sua visione
“Berthe Morisot, vedova di Eugène Manet”. Questa lapide essenziale racchiude la memoria pubblica di una delle voci più significative dell’Impressionismo, un movimento dominato dagli uomini. Anche il certificato di morte la identifica “senza professione”, cancellando anni di creazioni audaci e di trasformazione artistica. Ma oggi la GAM di Torino restituisce a Morisot il posto che le spetta, dedicandole una mostra che celebra la sua arte e la sua visione con oltre 50 opere. Provenienti da prestigiose istituzioni come il Musée d’Orsay e il Museo Thyssen-Bornemisza, i dipinti selezionati raccontano la vita e l’arte di Morisot, esplorando i suoi soggetti prediletti: il mondo domestico, i ritratti di donne, i paesaggi e le scene di vita all’aria aperta.
Eleganza e ribellione: il nero di Berthe Morisot
Era il 1868, e nel fermento culturale del Louvre, una giovane artista catturava l’attenzione di Édouard Manet. Berthe Morisot, con il suo abbigliamento nero e raffinato, divenne musa e icona parigina, incarnando un’eleganza moderna e indipendente. Ma oltre alla bellezza esteriore, dietro ai suoi sguardi immortali nei ritratti di Manet c’era una mente viva, un’artista in ascesa. Tra Berthe e Manet nacque un’intensa amicizia, forse anche qualcosa di più; in ogni caso, lei scelse di sposare Eugène, il fratello del pittore. La loro unione fu un felice sodalizio artistico e familiare, e dalla loro unione nacque Julie, figlia e musa di molte opere di Morisot.
Moda e società: il pennello di Berthe Morisot tra tessuti e storie
La capacità di Morisot di rappresentare l’essenza dei tessuti è straordinaria. Con tocchi veloci e dinamici, i vestiti dei suoi soggetti sembrano vibrare, catturando la luce e la morbidezza delle stoffe moderne. Nei suoi dipinti, gli abiti diventano protagonisti silenziosi: riflettono la società parigina dell’epoca, marcano le distinzioni sociali, raccontano di ambizioni e cambiamenti culturali. Morisot utilizza la moda non solo come abbellimento, ma come strumento di indagine sociale. Gli ampi vestiti, i corsetti, i tessuti pregiati e gli abiti delle lavoratrici raccontano storie profonde di emancipazione, trasformazione e aspirazioni.
Berthe Morisot: una rivoluzionaria nell’arte
Dalla musa nei dipinti di Manet a pittrice libera e indipendente, Berthe Morisot ha sempre sfidato le convenzioni. Attraverso un tocco audace e un’estetica che cattura momenti di vita intimi e personali, Morisot esplora le donne e la loro interiorità come nessuno aveva fatto prima. Le figure femminili nei suoi dipinti sono enigmatiche, immerse nei loro pensieri, alla finestra o nei giardini: immagini poetiche di una realtà interiore ricca e complessa.
L’urgenza di dipingere e di essere riconosciuta
In una lettera del 1869 alla sorella Edma, Morisot scrisse: «Non credo che ci sia mai stato un uomo che abbia trattato una donna da pari a pari, e questo è tutto ciò che avrei chiesto, perché so di valerli». Una dichiarazione potente che sintetizza il suo desiderio di riconoscimento e indipendenza. Già a vent’anni, determinata a rompere le catene dell’alta borghesia, Berthe iniziò a studiare arte al Louvre, imparando dai grandi maestri e perfezionandosi con Corot, perché le scuole d’arte erano chiuse alle donne.
Morisot aderì presto al gruppo degli Impressionisti, unico membro femminile in un circolo di giganti come Manet, Monet, Degas, Renoir e Pissarro. Espose le sue opere al Salon di Parigi, condividendo la visione rivoluzionaria di rappresentare la realtà circostante. Nelle sue opere d’interni, spesso osservati attraverso una finestra, Morisot riflette la complessità di un mondo che tenta di tenere fuori. Eppure, il suo approccio pittorico non è mai passivo: rappresenta sé stessa al lavoro, ritrae il marito Eugène in momenti affettuosi con la figlia Julie, dando vita a una rappresentazione moderna della famiglia e del ruolo femminile.