Media, intelligenza artificiale, libri e linguaggio inclusivo: il Rapporto Censis racconta i nuovi italiani

Negli ultimi anni, tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha visto una rapida trasformazione nei consumi mediatici. La televisione rimane il medium dominante, con un’utenza stabile al 95,9%. Crescono la tv satellitare (+2,1%), la web tv e le smart tv (+3,3%, raggiungendo il 56,1%), mentre la mobile tv registra un vero boom: dal 1% del 2007 al 33,6% di oggi.

La radio si mantiene rilevante, con il 78,9% di ascoltatori, ma il tradizionale apparecchio domestico cala (-2,4%) a vantaggio dell’autoradio (69,1%), tornata ai livelli pre-pandemia. Anche i podcast guadagnano terreno, raggiungendo il 10,1% della popolazione. E’ quanto emerge dal capitolo «Comunicazione e media» del 58esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2024.

Internet è ormai una costante per l’89,1% degli italiani, con una forte sovrapposizione rispetto agli utenti di smartphone (88,2%) e social network (82,0%). Il panorama della stampa continua a contrarsi: i lettori di quotidiani cartacei scendono al 22,0% (-3,4% in un anno), quelli dei settimanali calano dell’1,7% e dei mensili del 2,8%. I quotidiani online registrano una diminuzione (-2,5%), mentre i siti d’informazione generalista restano stabili al 58,1%. Sul fronte dei libri, la lettura cartacea torna a crescere lievemente (45,8%, +3,1%), ma è lontana dal 59,4% del 2007.

Tra i giovani, WhatsApp è utilizzato dal 93,0%, seguito da YouTube (79,3%) e Instagram (72,9%). TikTok cresce al 56,5%, mentre piattaforme come Facebook (50,3%) e Spotify (49,6%) mostrano segni di lieve flessione. Telegram crolla al 26,3%, così come Snapchat, che scende all’11,4%.

Sul piano del linguaggio, gli italiani sono divisi tra inclusività e libertà di espressione. Il 76,9% sostiene regole per evitare espressioni offensive, specie riguardo all’aspetto fisico, mentre il 69,3% critica l’eccessiva sensibilità che porta a offendersi facilmente. Solo il 21,4% ritiene che opere d’arte del passato andrebbero messe da parte se considerate offensive.

L’intelligenza artificiale suscita sentimenti contrastanti: l’8,4% utilizza software di generazione di immagini, mentre l’8,2% sfrutta strumenti come ChatGPT. Il 65,5% teme effetti disastrosi sull’occupazione, mentre il 37,4% vede nell’AI un’opportunità per liberarsi da lavori ripetitivi. Oltre l’80% degli italiani chiede una regolamentazione stringente.