Gli Accordi di Abramo, firmati nel 2020, hanno segnato una svolta storica nelle relazioni tra Israele e diversi paesi arabi (Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Sudan e Marocco), stabilendo rapporti diplomatici e commerciali diretti senza subordinarli alla risoluzione della questione palestinese.
Gli Accordi di Abramo rappresentano una serie storica di accordi di normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele e diversi paesi arabi e musulmani, firmati il 2020. Questi accordi hanno segnato una svolta significativa nelle dinamiche geopolitiche del Medio Oriente, aprendo nuovi scenari di cooperazione regionale. La prima fase degli accordi è stata siglata il 15 settembre 2020 alla Casa Bianca, con la normalizzazione delle relazioni tra Israele, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain. Gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, hanno svolto un ruolo chiave di mediazione nel processo. Gli accordi furono negoziati da Jared Kushner (genero di Donald Trump) ed Avi Berkowitz. Successivamente, anche Sudan e Marocco hanno aderito agli accordi.
L’importanza storica di questi accordi risiede nel fatto che hanno infranto il paradigma tradizionale secondo cui la normalizzazione delle relazioni con Israele dovesse essere necessariamente preceduta dalla risoluzione della questione palestinese. Gli Accordi di Abramo hanno invece seguito un approccio pragmatico, privilegiando gli interessi comuni in ambito economico, tecnologico e di sicurezza. Sul piano pratico, gli accordi hanno portato a numerose iniziative concrete: apertura di ambasciate e collegamenti aerei diretti, accordi commerciali, cooperazione in ambito tecnologico e sanitario, collaborazioni nel settore della difesa e dell’intelligence. Gli Emirati Arabi Uniti, in particolare, hanno sviluppato intense relazioni economiche con Israele, con scambi commerciali che hanno rapidamente raggiunto miliardi di dollari. Un aspetto fondamentale degli accordi è la loro dimensione strategica nel contenimento dell’influenza iraniana nella regione. La percezione dell’Iran come minaccia comune ha infatti rappresentato uno dei principali fattori di avvicinamento tra Israele e le monarchie del Golfo.
Gli accordi hanno anche una forte valenza simbolica, espressa già nella scelta del nome che richiama la figura di Abramo, patriarca comune alle tre religioni monoteiste. Questo riferimento sottolinea la volontà di superare le divisioni storiche e costruire ponti di dialogo interreligioso e interculturale. Tuttavia, gli Accordi di Abramo non sono esenti da critiche. I palestinesi li hanno denunciati come un tradimento della causa araba, sostenendo che indeboliscono la loro posizione negoziale. Alcuni analisti hanno inoltre evidenziato come gli accordi abbiano in parte marginalizzato la questione palestinese nell’agenda regionale. Nonostante le critiche, gli Accordi di Abramo hanno innescato una dinamica di normalizzazione che continua ad espandersi. Altri paesi hanno manifestato interesse ad aderire, mentre i firmatari originali hanno progressivamente approfondito le loro relazioni bilaterali con Israele. L’impatto degli accordi va oltre la dimensione regionale. Essi hanno infatti contribuito a ridisegnare gli equilibri geopolitici del Medio Oriente, aprendo nuovi scenari di cooperazione multilaterale. La sostenibilità nel lungo periodo di questo processo di normalizzazione dipenderà da vari fattori, le dinamiche politiche interne dei paesi coinvolti e il più ampio contesto geopolitico regionale.