Il cambio di rotta non si limita alla sola Germania, con effetti a cascata sui tassi di tutta l'area euro

In un momento storico che richiama il tumulto dei primi anni ’90 post-riunificazione, la Germania è tornata a far sentire il suo peso sui mercati finanziari europei. Con un’audace mossa di politica fiscale, il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sancito una svolta significativa, abbandonando il tradizionale dogma dell’austerità per spingere su spese in difesa e infrastrutture che non si vedevano da decenni.

La decisione, che segue la rivelazione di un fondo da 500 miliardi di euro per le infrastrutture e maggiori spese per la difesa, ha causato una brusca impennata nei rendimenti dei Bund tedeschi, che hanno registrato un aumento di 30 punti base, raggiungendo il 2,79%.

Questo rialzo, il più marcato dall’epoca della riunificazione, non è visto dagli operatori come un segnale di allarme sui conti pubblici della Germania, ma piuttosto come un’anticipazione di prospettive di crescita rafforzate in tutta Europa.

Il cambio di rotta non si limita alla sola Germania, con effetti a cascata sui tassi di tutta l’area euro. I rendimenti sui Btp italiani, sui bond francesi e spagnoli sono saliti rispettivamente di 28, 26 e 27 punti base. Questo scenario potrebbe significare costi di finanziamento maggiori per gli stati membri, ma riflette anche una crescente fiducia nelle prospettive economiche del continente.

Quest’audace politica fiscale ha anche provocato un forte apprezzamento dell’euro, che è tornato a quotare a 1,072 dollari, il massimo da novembre 2024, sostenuto dal crescente consenso sull’aumento della spesa per difesa e infrastrutture e l’allentamento dei vincoli sul deficit di bilancio.

Analisti di istituzioni finanziarie come Deutsche Bank e Goldman Sachs hanno descritto il piano come un “cambio di paradigma” e un “game changer” per la Germania, con potenziali impatti significativi sulla crescita economica tedesca e europea. Sebbene il pacchetto sia destinato a stimolare la crescita, l’ombra di possibili dazi statunitensi e altre incertezze geopolitiche solleva interrogativi sulle prospettive future dell’eurozona.

L’espansione della spesa tedesca, che include deroghe ai limiti costituzionali sulla spesa in deficit, prevede che le spese per la difesa superiori all’1% del PIL non siano soggette al tetto di deficit attuale e che gli stati tedeschi possano ora avere deficit fino allo 0,35% del PIL.

Queste misure, che devono ancora superare una votazione a maggioranza qualificata, indicano una Germania pronta a svolgere un ruolo più proattivo e meno restrittivo nella gestione economica e fiscale.

Queste mosse hanno, senza dubbio, il potenziale per ridisegnare il panorama finanziario europeo, con impatti che si estenderanno ben oltre i confini tedeschi. La svolta tedesca potrebbe essere il preludio a un’Europa più integrata ed economicamente più vigorosa.