La lentezza digitale nella PA italiana pesa sulle Pmi, con gravi ritardi e inefficienze che minano la competitività nazionale

In Europa, la Pubblica Amministrazione italiana figura tra le ultime posizioni per qualità dei servizi digitali, con gravi ritardi che incidono sulle imprese. Secondo l’Ufficio studi della Cgia, l’Italia è rallentata dalla difficoltà ad adottare tecnologie digitali avanzate, causando attese lunghe per permessi e autorizzazioni e richiedendo alle imprese documenti già presenti nei database pubblici. Questa inefficienza burocratica si traduce in un costo annuo di 80 miliardi di euro per le Pmi, che devono far fronte a pratiche complesse e costose.

I dati evidenziano il peso di questo problema per gli imprenditori italiani: il 73% denuncia la complessità della burocrazia pubblica, una percentuale nettamente superiore alla media dell’Eurozona, fissata al 57%. Solo Slovacchia, Grecia e Francia registrano percentuali più alte, mostrando un problema radicato che richiede interventi urgenti.

Anche in Italia, le differenze territoriali sono significative: gli indici di competitività regionale (RCI) e qualità istituzionale (IQI) mostrano una netta frattura tra Nord e Sud. Le province di Trento, Trieste e Treviso emergono per efficienza amministrativa, mentre al Sud città come Catania, Trapani e Crotone soffrono per la scarsa qualità dei servizi giudiziari, sanitari e infrastrutturali. I dati Orbis e Open Civitas confermano che la produttività aziendale è più alta nelle aree con amministrazioni pubbliche più efficienti, ribadendo la necessità di una modernizzazione digitale per competere su scala europea.