L'Alleanza del Sahel e la Sfida al Jihadismo. La sicurezza è la priorità insieme alla ridefinizione degli equilibri geopolitici in Africa
L’Africa occidentale è al centro di un’importante trasformazione geopolitica. Burkina Faso, Mali e Niger, tre nazioni segnate da instabilità politica e minacce jihadiste, hanno deciso di unire le forze per garantire la sicurezza regionale. Nasce così un contingente militare congiunto composto da 5.000 soldati, con l’obiettivo di contrastare le milizie islamiste attive nel Sahel, una fascia territoriale chiave dell’Africa subsahariana.
Il Contesto di una Crisi
Secondo recenti rapporti diffusi dalle Nazioni Unite, la regione del Sahara meridionale è tra le più colpite dal terrorismo globale, con oltre 6.000 vittime registrate solo lo scorso anno a causa delle azioni di gruppi affiliati ad Al Qaeda e all’ISIS. Questo scenario ha spinto i tre Paesi a rafforzare la cooperazione militare, cercando soluzioni autonome rispetto all’intervento delle potenze occidentali.
L’Alleanza degli Stati del Sahel: Una Nuova Visione
L’alleanza tra Burkina Faso, Mali e Niger non si limita all’aspetto militare. La creazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) nell’estate del 2023 ha sancito un patto di mutua assistenza, nato in seguito al colpo di Stato in Niger e alla crescente pressione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS). Gli stessi Mali e Burkina Faso avevano già vissuto rovesciamenti di governo tra il 2021 e il 2022, portando a una rottura con l’Occidente e con l’ex potenza coloniale, la Francia.
Una Nuova Strategia di Sicurezza
Le tensioni con le nazioni occidentali hanno spinto i governi di questi Paesi a rivolgersi a nuovi alleati. Tra questi, spicca la collaborazione con il gruppo paramilitare russo Wagner, che ha fornito supporto nella lotta contro i gruppi jihadisti e nell’addestramento delle forze locali. Parallelamente, il distacco da Kiev è stato sancito dalla decisione del Mali di interrompere le relazioni diplomatiche con l’Ucraina, accusata di sostenere gruppi secessionisti armati.
Verso un’Unione Economica e Politica
Al di là dell’aspetto militare, l’AES ambisce a una maggiore integrazione economica e politica. Tra i progetti in cantiere vi è la creazione di una banca d’investimento regionale, finalizzata a sostenere lo sviluppo in settori chiave come infrastrutture, agricoltura e digitalizzazione. L’obiettivo a lungo termine è ambizioso: la costruzione di un unico Stato nazionale che possa garantire maggiore stabilità e autonomia nella regione.
Il Futuro dell’Alleanza
Il generale nigerino Salifou Mody, annunciando la formazione della nuova forza militare congiunta, ha sottolineato l’importanza di un coordinamento efficace tra le truppe, che disporranno di risorse terrestri, aeree ed economiche per fronteggiare la minaccia jihadista. Definendo l’alleanza “un’idea innovativa e rassicurante per le popolazioni”, Mody ha ribadito che la sicurezza resta la priorità, ma il progetto si inserisce anche in un contesto più ampio di ridefinizione degli equilibri geopolitici in Africa.
L’AES rappresenta quindi una risposta concreta alle sfide della regione, segnando un passo verso una maggiore autodeterminazione e indipendenza dal tradizionale influsso occidentale. Resta da vedere se questa alleanza riuscirà a trasformarsi in un progetto politico duraturo, capace di ridefinire il futuro del Sahel e, forse, dell’intero continente africano.