Peter Weir incanta Venezia: “Prima di usare una telecamera, bisogna attivare l’immaginazione

Alla Mostra del Cinema di Venezia, l’ottantunenne Peter Weir, regista di “L’attimo fuggente” e “The Truman Show” e tantissimi altri successi, ha ricevuto il prestigioso Leone d’Oro alla carriera. Ma non solo. Ha tenuto una memorabile masterclass, condividendo le sue esperienze e visioni sul cinema prima di ricevere il Leone d’Oro alla carriera.

Autore di film iconici come “Picnic ad Hanging Rock”, “L’attimo fuggente”, “The Truman Show”, e “Master & Commander”, Weir ha affascinato il pubblico del Lido con il suo carisma e la sua saggezza. L’incontro è stato introdotto dal direttore della Mostra, Alberto Barbera, e si è concluso con gli spettatori, molti dei quali giovani, che gli hanno tributato il celebre saluto del professor Keating, interpretato da Robin Williams in “L’attimo fuggente”: “Oh, mio capitano!”.

peter-weir-venezia-2024Peter Weir: “Prima di usare una telecamera, bisogna attivare l’immaginazione”

Durante l’incontro, Weir ha ripercorso la sua carriera, dai primi passi nella televisione fino al successo mondiale. Ha ricordato il suo primo lungometraggio, “Homesdale” (1971), definendolo «il più difficile da girare», con limitate risorse di tempo e la sfida tecnica del passaggio dal 16 mm al 35 mm. La consacrazione internazionale arrivò con “Picnic ad Hanging Rock” (1975), un film che Weir ha descritto come cruciale nella sua collaborazione con il direttore della fotografia Russell Boyd, con il quale ha lavorato anche su altri film come “L’ultima onda” (1977), “Gli anni spezzati” (1981) e “Un anno vissuto pericolosamente” (1982).

Weir ha raccontato delle difficoltà sul set di “Picnic ad Hanging Rock”, dove il budget limitato imponeva di suddividere le scene in categorie “A” e “B”: «Le A dovevano essere girate alla perfezione, le B più in fretta». Un aneddoto ha catturato l’attenzione del pubblico: «Una scena richiedeva una luce disponibile solo per un’ora al giorno: l’abbiamo girata in sei ore, quindi sei giorni!».
Il regista ha poi parlato della sua esperienza a Hollywood, marcata dall’incontro con personalità come Stanley Kubrick, per cui ha sempre nutrito una grande ammirazione: «Per me è sempre stato un’ispirazione incredibile». Ha condiviso anche i retroscena del suo lavoro con star come Harrison Ford, ricordando come la loro collaborazione iniziale abbia superato ogni aspettativa: «Dovevamo riuscire a creare qualcosa insieme che fosse al di là di noi stessi».

Tra i momenti più intimi della masterclass, Weir ha rivelato la sua richiesta a Robin Williams di contenere il suo stile recitativo in “L’attimo fuggente”: «Vediamo quanto riesci ad “attenuarti”, a fare meno, magari sollevare solamente un sopracciglio ma senza perdere il tuo fascino».
Nel delineare la sua filosofia cinematografica, Weir ha paragonato il lavoro del regista a quello di un compositore: «La sceneggiatura è il libretto, io sono il compositore, il regista compone la musica e le immagini non sono altro che le note». La musica, infatti, è centrale nel suo processo creativo: «Credo sia l’aspetto più importante… Ascolto la musica per entrare in una sorta di trance».