Divisioni politiche e trattative fallite ritardano l’azione globale sulla crisi della plastica

Nonostante l’urgenza di affrontare l’inquinamento da plastica, i negoziati ONU a Busan, in Corea del Sud, non hanno prodotto il tanto atteso trattato globale. Un nuovo tentativo è previsto per il 2025, ma intanto il Pianeta continua a subire le conseguenze di un inquinamento che sembra inarrestabile.

I colloqui internazionali tenuti a Busan per creare il primo trattato giuridicamente vincolante sulla plastica si sono conclusi senza risultati. Le profonde divisioni tra le nazioni partecipanti hanno impedito il raggiungimento di un accordo, lasciando il mondo ad affrontare da solo una delle crisi ambientali più pressanti.

L’ambizioso obiettivo era quello di gestire in modo sostenibile l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione allo smaltimento. Tuttavia, il dibattito si è arenato sulle posizioni inconciliabili tra i Paesi che puntano a ridurre drasticamente la produzione di plastica e quelli che preferiscono concentrarsi sulla gestione dei rifiuti.

Un problema che soffoca il Pianeta

La plastica, prodotta a ritmi vertiginosi, rappresenta una minaccia crescente. Con oltre 460 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, di cui meno del 10% viene riciclato, l’impatto ambientale è devastante: ecosistemi compromessi, specie marine in pericolo e microplastiche che contaminano suolo, acqua e aria.

Dovremmo essere indignati. La plastica alimenta il consumo eccessivo, distrugge la biodiversità ed è una minaccia diretta per la salute umana

ha affermato Sian Sutherland, co-fondatrice di A Plastic Planet.

Secondo l’OCSE, senza interventi significativi, la produzione globale di plastica potrebbe aumentare del 70% entro il 2040, aggravando ulteriormente la situazione.

Negoziati bloccati: il prezzo delle divisioni

Il mancato accordo è stato segnato da tensioni tra nazioni ad alta ambizione, come l’Unione Europea, che chiedono un cambio di paradigma nella produzione di plastica, e Stati produttori come India e Arabia Saudita, che insistono sul principio del consenso, bloccando di fatto ogni progresso.

Il processo di negoziazione è spezzato

ha dichiarato Bjorn Beeler dell’International Pollutants Elimination Network. La mancanza di trasparenza e l’esclusione delle voci della società civile hanno ulteriormente minato il dialogo.

Una speranza per il 2025

Non tutto è perduto. I Paesi hanno accettato di lavorare su un “Testo del Presidente” come base per future discussioni. “

Dobbiamo costruire ponti e impegnarci nel dialogo

ha dichiarato Luis Vayas Valdivieso, presidente del comitato INC-5.

Camila Zepeda, a capo della delegazione messicana, ha sottolineato: “Un trattato efficace deve affrontare l’intero ciclo di vita della plastica, puntando soprattutto su prevenzione e riduzione.”

Cosa ci insegna Busan

La mancata adozione di un trattato globale evidenzia quanto siano profondi gli interessi economici che frenano l’azione collettiva. Tuttavia, la pressione pubblica e l’impegno della società civile potrebbero spingere i governi a muoversi con maggiore decisione in futuro.

Il tempo stringe, e il Pianeta non può più permettersi di aspettare. Il 2025 rappresenta una nuova occasione, ma la domanda resta: i leader mondiali saranno pronti ad anteporre la salute del Pianeta agli interessi economici?