Dopo Venezia, Roma accoglie il grande cinema con un omaggio commovente a Christopher Reeve, l'iconico Superman, per il ventennale della scomparsa
Il docufilm Super/Man: The Christopher Reeve Story, diretto da Ian Bonhote e Peter Ettedgui, ha inaugurato la sezione Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, dedicata agli esordi, al talento e alle nuove generazioni, guidata da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, che portano a Roma grandi nomi internazionali e nazionali.
Prodotto da Warner Bros e nelle sale dal 10 ottobre, il documentario ripercorre la vita dell’attore, celebrato non solo per i suoi successi sul grande schermo, ma soprattutto per il coraggio e la determinazione con cui ha affrontato le avversità nella vita reale.
Il figlio maggiore di Reeve, Matthew, ha presentato il film a Roma e ha voluto sottolineare un aspetto chiave del progetto: “Non volevamo mettere mio padre su un piedistallo, ma fare qualcosa di onesto che guardasse a lui con realismo”. Con queste parole, Matthew Reeve ha spiegato l’intento del documentario, un’opera iniziata oltre tre anni e mezzo fa, ricca di filmati d’archivio, spesso inediti e amatoriali, che offrono uno sguardo autentico e intimo sulla vita dell’attore.
Un eroe contro le avversità
Christopher Reeve non si considerava un eroe. “Non sono un eroe, mai lo sono stato e mai lo sarò”, afferma in uno dei momenti più toccanti del documentario. Eppure, la sua vita dopo il terribile incidente a cavallo del 1994, che lo rese tetraplegico, dimostra il contrario. Come racconta Matthew, “mio padre è diventato un eroe nella vita reale”, un leader carismatico e attivista per la ricerca scientifica, in particolare nel campo delle lesioni spinali, grazie alla Christopher Reeve Paralysis Foundation, che ha contribuito con circa 150 milioni di dollari alla ricerca e 10 milioni al programma sulla qualità della vita dei disabili. Matthew Reeve ha raccontato l’importanza che il padre attribuiva ai rapporti familiari, rivelando un aneddoto personale: “Mio padre aveva comprato una telecamera per mantenere il contatto con me e mia sorella Alexandra quando vivevamo in Inghilterra con nostra madre. Eravamo piccoli, ma attraverso quei filmati sentivamo che lui era sempre presente, nonostante la distanza”.
Il passaggio dalla gloria al dramma
Dai fasti hollywoodiani all’incidente che ha cambiato per sempre la sua vita, il documentario esplora tutte le sfaccettature di Reeve, dalle sue interpretazioni come Superman nei quattro film dedicati all’Uomo d’Acciaio fino alla sua lotta per una vita dignitosa dopo la paralisi. Nonostante le sfide, Reeve continuò a lavorare nel mondo del cinema, dirigendo film e interpretando ruoli significativi, come nel remake del classico di Hitchcock La finestra sul cortile.
“Non volevamo fare qualcosa di zuccheroso”, precisa Matthew. “Volevamo guardare a mio padre con realismo, mostrando le sue fragilità e la sua straordinaria capacità di resistere alle difficoltà”. Un momento particolarmente emozionante del docufilm è la prima apparizione pubblica di Reeve dopo l’incidente, agli Oscar, accolto da una standing ovation che rimarrà nella storia del cinema. “Lui era mio papà”, ricorda Matthew. “Era anche il mio supereroe. Molti bambini vedono i loro padri come super uomini, ma nel mio caso, tutti lo vedevano davvero così”.
La lotta per i diritti dei disabili
La parabola di Reeve, da star del cinema a simbolo di resilienza, si intreccia con la sua battaglia per migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità. Dopo l’incidente, l’attore si dedicò anima e corpo alla ricerca di una cura per le lesioni spinali, affrontando la mancanza di studi e risorse nel settore. “All’epoca del suo incidente, le lesioni spinali erano considerate una strada senza uscita”, ha spiegato Matthew. “Oggi, grazie anche al suo impegno, ci sono persone che riescono a camminare dopo una lesione spinale”. Il docufilm non si concentra solo su Christopher Reeve, ma offre anche una panoramica sulle persone a lui vicine. Molte le testimonianze di amici e colleghi di Hollywood, da Robin Williams e sua moglie Marcia, a Glenn Close, Susan Sarandon e Whoopi Goldberg. Le loro parole aggiungono profondità e affetto al ritratto di un uomo che, nonostante tutto, ha mantenuto intatta la sua umanità.
Una trasformazione epica
La moglie di Reeve, Dana, ha avuto un ruolo cruciale nella sua rinascita dopo l’incidente. “Quando ebbe l’incidente, Dana andò in terapia intensiva e gli disse: ‘Tu sei ancora tu e io ti amo’”, ricorda Matthew. “Lì è iniziata la sua trasformazione nella vita reale, come una specie di supereroe che non ha bisogno di super poteri”. E così, con la mente lucida, il cuore e la voce, Reeve riuscì a ispirare milioni di persone, diventando un simbolo di speranza. I registi Ian Bonhote e Peter Ettedgui hanno dichiarato: “Questo è un film sulla famiglia, sull’amore e sulla forza di volontà. È la storia di un uomo che ha incarnato il supereroe sullo schermo, ma che è diventato davvero un eroe nella vita reale. La sua determinazione a resistere nonostante le avversità è ciò che rende questa storia universale”.

Il Superman di oggi
Il documentario si conclude con una riflessione su ciò che oggi rappresenterebbe un eroe dei nostri tempi. “Abbiamo bisogno di imparare ad ascoltare e non solo a parlare”, affermano i registi. “E dobbiamo prestare attenzione ai giovani e all’ecologia”. Un messaggio che Reeve stesso avrebbe probabilmente condiviso, lui che con il suo impegno ha dimostrato che il vero eroismo risiede nell’affrontare le sfide della vita quotidiana con coraggio e umanità. Il Cinema Adriano di Roma ha ospitato una proiezione speciale del docufilm, organizzata da Alice nella Città, in collaborazione con l’Assessorato Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, un’occasione per celebrare ancora una volta l’uomo che, anche senza mantello, ha saputo volare più in alto di chiunque altro.