L’Italia punta a rivitalizzare i porti e competere con le free zone mediterranee come Tangeri e Port Said, ma le sfide rimangono

L’ambizioso progetto della Zona Economica Speciale (ZES) Sud mira a trasformare l’Italia in un hub economico competitivo nel Mediterraneo. Ispirata alle free zone di Tangeri in Marocco e Port Said in Egitto, la ZES Sud si basa su regolamenti speciali, crediti d’imposta e incentivi alle riesportazioni, strumenti che hanno favorito la crescita economica dei Paesi che vi hanno investito. Questi modelli sfruttano la posizione strategica del Mediterraneo e le rotte commerciali del Canale di Suez, divenendo punti cruciali per i flussi tra Europa e Asia.

L’ultimo Rapporto sull’economia del mare di SRM, affiliata a Intesa Sanpaolo, evidenzia l’importanza del Mediterraneo per i Paesi che investono in infrastrutture portuali e ferroviarie, creando una catena di valore industriale e manifatturiera. L’Italia, e in particolare i porti del Mezzogiorno, potrebbero trarre vantaggio da una strategia simile, specialmente ora che i legami con la Cina si sono intensificati in seguito alla visita della premier Giorgia Meloni a Pechino.

La principale sfida per l’Italia resta la sicurezza lungo le rotte del Mar Rosso, essenziale per il transito nel Canale di Suez. Recenti attacchi degli Houthi hanno destabilizzato i trasporti, mettendo a rischio i convogli verso il Mediterraneo. Dopo aver registrato un record di 26mila navi transitate nel 2023 (+10,5%), il traffico nel Canale è crollato: a giugno 2024, il passaggio di portacontainer, petroliere e metaniere è diminuito rispettivamente del 70%, 38% e 93% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Nonostante queste difficoltà, la ZES Sud ha il potenziale per attrarre investimenti e generare occupazione, facendo dell’Italia un ponte strategico tra Europa e Asia, grazie alla sua posizione privilegiata lungo le rotte del Mediterraneo.