Al Cairo il nuovo centro, mentre in Africa emergono scavi che sfidano i preconcetti storici sul continente

Il 17 ottobre ha aperto al Cairo il Grand Egyptian Museum, il più grande museo dedicato a una sola civiltà, con oltre centomila reperti sull’antico Egitto. Costato più di un miliardo di dollari e in costruzione da vent’anni, il museo permette ora l’accesso alle gallerie principali, sebbene quelle di Tutankhamon restino chiuse per il momento.

Oltre all’Egitto, che domina il panorama archeologico, il continente africano è teatro di importanti scoperte. In Gabon, un’équipe di archeologi gabonesi e francesi ha scoperto nella grotta di Youmbidi, vicino al Congo, tracce di popolazioni di 25mila anni fa, tra cui semi antichi che indicano possibili forme primitive di agricoltura. Sempre in Gabon, nella savana di Nyonié, sono stati individuati campi sopraelevati e terrazzamenti estesi fino a trenta chilometri quadrati, testimonianza di avanzate pratiche agricole in un passato remoto. “Questi terrazzamenti richiedevano uno sforzo notevole,” osserva l’archeologo francese Geoffroy de Saulieu, sottolineando l’ingegnosità delle popolazioni locali.

In Nigeria, una squadra internazionale è impegnata a proteggere i resti di Ijebu-Ode, un’antica città medievale vicina a Lagos, nota per essere stata un centro di scambio sul fiume Niger già prima dell’arrivo dei portoghesi nel 1472. La città era circondata da una fortificazione di oltre 160 chilometri con fossati e terrapieni, simbolo della sua importanza strategica e della sofisticazione delle sue difese. Gli archeologi stanno usando la tecnologia Lidar per esplorare il sito, rilevando dettagli preziosi nonostante la densa vegetazione.

Questi scavi dimostrano che l’Africa ha una storia ricca e complessa che va oltre il noto passato egiziano, rivelando culture avanzate e sofisticate, ora riportate alla luce grazie alle più recenti tecnologie archeologiche.