La casa è il bene rifugio dell'80 per cento della popolazione. Ma non pensate di mantenerla a spese dello Stato
Il governo a caccia di risorse per far quadrare i conti della legge di Bilancio (servono non meno di 25 miliardi) si prepara ad operare un robusto taglio su molte agevolazioni fiscali. La premier Giorgia Meloni è stata esplicita: “E’ finita la stagione dei bonus”. Un messaggio politico chiarissimo che l’esecutivo dovrà declinare punto per punto entro poche settimane, quando nella definizione della manovra si scoprirà quali saranno, dal primo gennaio, i bonus che sopravviveranno, quali saranno ridotti e quali invece del tutto eliminati. Al momento a correre il rischio è un lungo elenco di sconti ed agevolazioni, con il settore della casa, appunto, che si preannuncia il più colpito. I proprietari dovranno probabilmente dire addio al bonus mobili, al bonus verde e al bonus decoder e dovranno fare i conti con il netto ridimensionamento di tutti gli sconti per i lavori edilizi.
Ma sul tavolo ci sono anche il bonus psicologo (per il cui rinnovo il mondo parlamentare sì è però già speso) e le carte Cultura o Dedicata a te. Secondo alcuni calcoli l’insieme dei crediti legati ai bonus edilizi in vigore da fine 2020 al 2024 ha raggiunto un costo totale di circa 220 miliardi di euro, con un peso virtuale, spalmato sulla collettività, pari a 8.527 euro a famiglia, 3.679 euro a cittadino, neonati compresi. Gli stanziamenti per i bonus non edilizi, invece, si attestano attorno ai 2 miliardi di euro solo nel 2024. Tra quelli che rischiano di sparire figura l’ecobonus al 75% riconosciuto per i lavori di riqualificazione energetica degli edifici unifamiliari o nei condomini; il sismabonus fino all’85% per lavori riguardanti misure antisismiche su abitazioni e immobili usati per attività produttive; il bonus verde, la detrazione Irpef del 36% per la sistemazione di aree verdi scoperte degli edifici privati. Il superbonus, già fortemente depotenziato, subirà un ulteriore netto ridimensionamento, passando dal 70% al 65% e solo per i lavori di condominio approvati entro il 17 febbraio 2023, documentando le spese entro il 29 marzo 2024. In generale a sopravvivere e a raccogliere tutti gli altri sconti edilizi sarà il bonus ristrutturazioni che però passerà dal 50% su una spesa pari a 96mila euro al 36% su un massimo di 48mila euro. Tutto da definire poi il destino del bonus mobili ed elettrodomestici, il contributo fiscale per l’acquisto di arredi e di lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi di classe superiore e meno impattante sull’energia elettrica. Su quest’ultimo nella maggioranza c’è però chi si è già mosso: la Lega lo definisce un incentivo ‘buono e virtuoso’ e per rinnovarlo ha presentato una proposta di legge che il Carroccio spera possa essere assorbita nella manovra. Situazione simile per il bonus psicologo introdotto nel 2022.
L’intenzione di rinnovarlo è condivisa ma servono i soldi: l’anno scorso sono stati stanziati 10 milioni che ora andranno nuovamente reperiti. Se si vuole evitare un bagno di denaro, almeno sul fronte del Superbonus, c’è un’ancora di salvezza per i proprietari basso reddito: una dotazione piatto di 16 milioni di euro a disposizione delle famiglie meno abbienti che hanno iniziato i lavori con il Superbonus e che nei prossimi mesi a causa del giro di vite operato dal governo per ridurre le spese finite praticamente fuori controllo, rischiano di restare impantanati con i cantieri a metà strada e una montagna di soldi da spendere. Con il via libera al decreto attuativo, parte la corsa al Fondo indigenti 2024 a sostegno ai contribuenti con i redditi più bassi, che era stato previsto nel decreto salva spese (Dl 212/2023) varato a pochi giorni dalla fine dell’anno scorso. Ma il consiglio è quello di muoversi con grande sollecitudine in quanto, anche se l’agevolazione potrà essere richiesta entro il prossimo 31 ottobre, la copertura non è molto robusta e rientreranno tra i beneficiari solo coloro o quali si saranno prenotati con largo anticipo perchè una volta finiti i fondi chi sarà arrivato tardi resterà con un pugno di mosche in mano. La normativa è molto semplice: saranno ammessi al contributo le spese per i bonifici sostenuti nei primi dieci mesi dell’anno (da gennaio a ottobre). E l’accesso sarà consentito ai contribuenti per i quali gli interventi avevano raggiunto uno stato di avanzamento lavori (Sal) del 60% entro il 31 dicembre 2023 asseverato e oggetto di opzione per lo sconto in fattura e lo sconto in fattura. La misura sarà riservata ai soggetti con un reddito di riferimento determinato attraverso i coefficienti del quoziente familiare introdotto proprio per il superbonus dal decreto aiuti quater di fine 2022 (Dl 176) non superiore a 15mila euro.