E’ l’ottavo paese più povero al mondo, con un reddito pro-capite di circa 600 dollari l’anno, un’età  media di 17 anni e uno dei giacimenti di risorse naturali più ingenti al mondo

Se volessimo riassumere in pochissime righe la situazione del Paese dell’Africa sudorientale che conta 31 milioni di abitanti basterebbe questo. Un Paese le cui risorse fanno gola alle potenze mondiali (e che infatti ci hanno messo mani e piedi sopra) ma che, tra scandali politici, guerriglie, e promesse mai mantenute, ancora aspetta di vivere una reale trasformazione delle condizioni di vita, salute, e lavoro dei suoi abitanti.

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Il 9 ottobre 17 milioni di persone sono state chiamate a eleggere un nuovo presidente della Repubblica e un nuovo Parlamento, quattro candidati ma due soli veri competitor con il Frelino, (all’inizio fu il Comitato di liberazione, ispirazione marxista che nel 1992 è diventato un partito vero e proprio) al potere ininterrottamente da 49 anni che, non potendo ricandidare il presidente uscente (Filipe Nyusi, al suo secondo mandato, ma soprattutto abbastanza screditato tra la popolazione),  ha provato a dare una ventata di novità candidando Daniel Chapo, 47 anni, ex presidente radio-tv nonché docente universitario.

L’avversario più temibile è stato Venâncio Mondlane. Banchiere, ingegnere forestale, di 50 anni, buona oratoria, esordio in Feelino, poi un passaggio in Renano (partito che fino agli anni Novanta ha combattuto contro Freelino e che solo grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio ha siglato gli accordi di pace)  e infine la candidatura come indipendente con l’appoggio del Partito ottimista per lo sviluppo del Mozambico (Podemos). Mondlane, molto popolare tra i giovani e nelle città è praticamente sconosciuto nelle campagne e nelle periferie dove invece resta forte Freelino. “Nelle campagne basta poco per ottenere un voto – racconta ancora Bruno – la promessa di una strada, l’apertura di un pozzo, qualche indumento. Qui le novità della politica arrivano con ‘eco lontana, parliamo di aree dove ancora oggi persiste il 70% di analfabetismo e dove, pur tra mille difficoltà, per assurdo le condizioni di vita per le fasce più disagiate sono meno pericolose che nelle periferie cittadine”

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L’Europa  ha inviato una missione di 170 osservatori arrivati da 24 Stati dell’Unione Europea, da Svizzera, Canada e Norvegia,  come ogni volta che si svolgono elezioni, d’altra parte. “Anche io feci l’osservatore durante le elezioni del 1992, ma allora come ora, i brogli durante le elezioni ci sono state. Queste sono state elezioni che tutto sommato si sono svolte in un clima abbastanza sereno – racconta un mozambicano di adozione, sposato con una donna mozambicana, cooperante per decenni, ormai dedito alla ristorazione -. Raccontare l’Africa non è semplice, bisogna conoscerla, viverla, perché vedere cos accade con gli occhi degli europei è abbastanza complicato”. Bruno, che preferisce non dire il suo cognome, non si aspetta grandi cambiamenti, “per noi sarebbe già tanto se il nuovo presidente affrontasse i problemi quotidiani: criminalità, corruzione, infrastrutture”.

Frelino negli ultimi anni travolto da un  caso di corruzione legato all’acquisto di una flotta di pescherecci, lo scandalo dei tuna bon,   anche se, insieme ai molti problemi del Paese,  la vera questione che ha tenuto banco in campagna elettorale è legata alla produzione di gas liquido (il ginl): si parla di 20 miliardi di dollari nel Cabo  Delgado che il colosso francese Totalenergies ha congelato dal 2021 dopo  l’attacco sferzato dai combattenti di Al Shabab, milizia affiliata allo Stato islamico, ai presidi petroliferi e ai villaggi, con un bilancio che dal 2017 ad oggi conta quasi 6mila morti, anche tra i civili, oltre a centinaia di migliaia di sfollati.  La tensione, che negli anni scorsi si era allentata, grazie all’invio di truppe da parte del Ruanda (sono 4mila i militari che ancora combattono contro gli attacchi jihadisti perché a poco è servito l’addestramento militare di Stati Uniti e Europa agli autoctoni) è tornata a riaccendersi dallo scorso febbraio. Ed è su questa area che si concentra l’attenzione per ulteriori investimenti non solo del colosso francese ma anche di ExxonMobile ed Eni, l’unica che in off-shore con la Coral Sul FLNG riesce a estrarre il gas e liquefarlo nei giacimenti Coral, Mamba e Agulha, che si trovano nelle profonde acque del Bacino di Rovuma. Lo stesso Ruanda punta a stabilire aziende e interessi economici nelle zona che ora difende con i militari.

Anche l’Italia, con Eni e non solo con Eni, ha un ponte consolidato con il paese africano. Lo scorso Luglio a Maputo è infatti stato siglato l’accordo per l’equipaggiamento del Centro Agroalimentare di Manica, (CAAM), ritenuti uno dei progetti strategici del Piano Mattei. Si tratta di un investimento di 38 milioni di euro, un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che punta al rafforzamento della sicurezza alimentare e alla diffusione dell’agricoltura sostenibile, puntando anche ad una maggiore occupazione di giovani e donne.

Ultima ma non ultima la Cina che intendere sedersi al tavolo delle grandi opportunità che i giacimenti offrono. Lo scorso 4 settembre Xi Jinping ha incontrato il presidente uscente in occasione del Summit 2024 del Forum sulla Cooperazione Cina-Africa. Nyusi ha ribadito che per il Mozambico esiste una sola Cina e ha ritenuto “ingiustificate” le accuse di violazioni dei diritti umani. Il minimo per poter avviare con il suo omologo cinese la vera partita su commercio, agricoltura e sicurezza.