Economia della Conoscenza

A Pordenone in scena le famiglie del jazz

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di Beppe Ceccato

Con l’inizio dell’estate fioriscono anche i festival jazz. Ce ne sono tanti, per ogni gusto. Dal più classico a quello più attento a trattare contaminazioni e futuro. Il jazz, musica popolare per eccellenza, nonostante sia percepito in Europa ancora come musica elitaria, è un imbattibile termometro su dove la musica sta evolvendo. Al di là dei grandi appuntamenti come Time in Jazz, di Berchidda e dintorni di Paolo Fresu, arrivato alla 35esima edizione, dall’8 al 15 agosto – avremo occasione di parlarne – ci sono festival “locali” su cui puntare l’attenzione.

Per esempio JazzInsieme, rassegna che si tiene a Pordenone dall’1 al 4 giugno.

Quest’anno ho voluto dare un taglio diverso. Non ci sarà più il vecchio saggio jazzista con la funzione di specchietto per le allodole, ma un racconto diverso.

Spiega Vincenzo Barattin, patron della manifestazione.

Sarà un festival “europeo”, aperto a generi parenti del jazz, il funk, il soul, il blues, tenendo conto delle origini.

Barattin, che è anche un musicista blues ha ridato vita a JazzInsieme nel 2019, dopo 30 anni di sospensione.

L’aveva fondato nel 1984 il sassofonista Gaspare Parisi – racconta – noi l’abbiamo rimesso in piedi con il vecchio logo originale. Poi il Covid ci ha bloccato e questa è davvero l’edizione del grande ritorno.

La novità sta dunque nella scelta dei musicisti : suoneranno i francesi Lehmanns Brothers, nessuna “parentela” con “i banchieri corrotti”, come spiegano loro stessi, semplicemente un’omonimia: Lehmanns è il nome della strada dove, liceali appassionati di funk, afrojazz, soul, nel 2012 si trovarono a provare in un garage. Oggi i sei elementi della band sono una forza della natura (ascoltate The Youngling volume I e II).

Ci sarà anche la sassofonista altoatesina Helga Plankesteiner: assieme ad Achille Succi al clarinetto basso, Glauco Benedetti alla tuba, Michael Lösch al pianoforte e Marco Soldà alla batteria rivisiteranno la musica di Jelly Roll Morton. E ancora, i Rymden, trio composto dal pianista norvegese Bugge Wesseltoft e dagli svedesi Magnus Öström alla batteria e Dan Berglund al contrabbasso, ex membri di e.s.t (Esbjorn Svensson Trio), formazione che cambiò il jazz europeo negli anni Novanta.

JazzInsieme ha anche un’altra peculiarità: far “vivere” la città agli ascoltatori. Sempre Barattin: «Oltre alla musica – Pordenone diventa un unico palco – apre una mostra di cover di vinili che hanno fatto la storia della musica a palazzo Bertoia. Esposte 322 opere sonore estratte dal volume 1000 dischi per un secolo. 1900-2000 (ed. Il Saggiatore), realizzato in oltre 20 anni di ricerca da Enrico Merlin. L’autore e una guida turistica porteranno i visitatori lungo itinerari di interesse culturale, raccontando storie parallele di musica e città».