Economia della Conoscenza

Citadel: da record anche negli errori

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di Sara Sagrati

C’era una volta l’andamento stagionale del sistema produttivo delle serie tv. Negli Stati Uniti i canali broadcast (le normali emittenti) e le cable (i canali a pagamento) producevano ogni anno decine di puntate pilota di nuovi show che successivamente venivano vagliati, eventualmente sistemati, e quindi alcuni approvati in base ad apprezzamento, costi, possibilità di sviluppo e necessità di palinsesto. Era un sistema ben rodato e conosciuto (ricordate il “pilot” di Volpi Forza 5 spiegato da Samuel L. Jackson in Pulp Fiction?) che dava il via libera a un numero limitato di titoli per ogni stagione.

Grease: Rise of the Pink Ladies, prequel di Grease
Grease: Rise of the Pink Ladies, prequel di Grease

L’arrivo delle piattaforme ha sparigliato le carte: la necessità di pubblicare settimanalmente sempre nuovi titoli ha di fatto cancellato i pilot, prediligendo una produzione a getto continuo di serie complete, delegando al pubblico la scelta di quelle che avranno stagioni successive. Il risultato è la tendenza sempre più evidente di un aumento della quantità a scapito della qualità, ma anche la necessità di saper prevedere quali saranno i titoli su cui puntare già dalla carta. Per farlo entrano in campo numerosi fattori: autori, cast, tematiche, mode e generi, attraverso i calcoli del famigerato algoritmo che inevitabilmente puntano su cavalli già vincenti.

Non a caso stanno aumentando le serie tratte da film di successo (ne parleremo nei prossimi numeri), sequel e spinoff di personaggi già conosciuti, adattamenti di libri, videogiochi, fumetti e biopic. Emblematico il cartellone di Disney+ che si basa principalmente su Star Wars e Marvel, ma anche su famose storie vere (consigliamo Pam & Tommy e Dopesick – Dichiarazione di dipendenza), così come quello dell’ultima arrivata Paramount+ che ha puntato tutto su autori (l’universo narrativo di Taylor Sheridan con Yellowstone e i prequel 1923 e 1883), su rebrand (Grease: Rise of the Pink Ladies) e personaggi amati (Sylvester Stallone!).

Sylvester Stallone in Tulsa King
Sylvester Stallone in Tulsa King

Ma la notizia di questa settimana è l’uscita su Prime Video di Citadel (in copertina una scena tratta
da Citadel), la seconda serie più costosa mai prodotta e un progetto che supera a destra, in corsia d’emergenza e grandissima velocità il sistema dei pilot. Uno spy thriller già immaginato come franchise globale, con una serie principale dedicata agli agenti Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Shin (Priyanka Chopra Jonas) dell’immaginaria e futuristica agenzia privata di intelligence Citadel il cui scopo è difendere la sicurezza dell’umanità, e numerose serie satelliti con storie interconnesse e ambientate in vari paesi, tra cui anche l’Italia.

Al timone della serie David Weil (ereditata da Josh Appelbaum e Bryan Oh che hanno abbandonato per divergenze artistiche), ma soprattutto i produttori esecutivi Anthony e Joe Russo, responsabili del successo planetario degli ultimi due capitoli degli Avengers. Trecento milioni di budget stanziati sulla fiducia per la stagione madre da sei episodi, di cui sono disponibili i primi tre. Sulla carta tutto bene, con la garanzia dei fratelli Russo che già hanno saputo maneggiare i legami narrativi tra i film Marvel, ma alla fine la montagna ha partorito un topolino patinato, poco coinvolgente e fuori tempo massimo, con un prologo sul Lago di Como davanti al quale ogni italiano riderà per inverosimiglianza paesaggistica e ferroviaria. I sistemi cambiano, è inevitabile, ma nel mondo di prima, il pilot di Citadel sarebbe stato rimandato al mittente con numerose note a margine. Sarebbe ingiusto far notare i 27mila licenziamenti in Amazon solo nel 2023, ma la qualità oggi potrebbe essere garantita anche dall’assunzione di bravi cost manager.