Economia della Conoscenza

Come vivere in una terra… senza terra

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di Beppe Ceccato

Qualcuno potrebbe domandarsi perché in un giornale economico e politico ci sia uno spazio fisso dedicato alla musica. Quello che proponiamo proviene da artisti lontani dal mainstream – salvo rare eccezioni – uomini e donne spinti da un’esigenza di comunicare, raccontare, costruire. Artigiani che, al posto di una poltrona di design o di un chip ultratech, immettono nella realtà produttiva qualcosa di altrettanto importante, Arte. In questa direzione va anche Terra senza terra, ultimo lavoro di Ilaria Pilar Patassini, uscito per Parco della Musica Records. Ilaria è una cantante con formazione classica, studi jazz e una passione per la musica d’autore.

Come per altri dischi da lei pubblicati anche quest’ultimo è un lavoro composito, complesso nei testi, raffinato nella musica, popolato da tanti personaggi utili alla progressione narrativa che si può riassumere in un perenne nomadismo senza razze né etnie, una terra senza terra, appunto. Spiega Ilaria:

Vivo tra Roma e Alghero, mi sono sempre sentita un’apolide, sono aria e acqua, appartengo agli elementi fluidi, riottosa persino a mettere il mio nome su un campanello: è quello stato di puer eterno, quel limbo esaltato dalla società liquida descritta da Bauman, dalla globalizzazione. Rifletto molto su questo e sono convinta che sia una difficoltà mia ma anche di tutta la generazione di mezzo a cui appartengo, impreparata alla transizione tra la società analogica del Novecento e quella digitale, condannata a una precarietà che predispone a una vita all’arrembaggio.

Ecco, dunque, Antefatto in do minore, ninna nanna a cappella (nata per addormentare il suo piccolo Tancredi). Ma anche Niagara, melanconica bossa che riporta alla mente le atmosfere rarefatte di Fina Estampa, capolavoro di Caetano Veloso dove, prendendo a spunto la vicenda di Maria Spelterini, funambola italiana che nel 1876, unica donna, attraversò le cascate del Niagara, sono racchiuse le vite da equilibrista di tutte le donne, costrette a gestire lavoro, famiglia, imprevisti.

E ancora, la bellissima title track per voce e pianoforte (suonato da Roberto Terenzi), o la incalzante La tosse del sabato sera che esplora l’amore senza condizioni di una madre per il figlio nella quale si percepisce la bellezza compositiva del genio di De Andrè. Bravi i musicisti, Federico Ferrandina da anni in sintonia compositiva con Ilaria, Terenzi, Andrea Colella (contrabbasso), Alessandro Marzi (batteria), e gli archi del Quartetto dei Solisti Lucani.