Economia della Conoscenza

Il Cavalier, l’arme e gli amori: da TeleMilano a Mediaset il cuore della Tv commerciale

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di Massimo Galanto – Tv Blog

Drive In, Bim Bum Bam, Buona domenica, La Corrida, Maurizio Costanzo Show, Non è la Rai, Striscia la notizia, Mai dire gol, Karaoke, Pressing, Stranamore, Casa Vianello, Forum, Le Iene, Uomini e donne, Grande Fratello, Amici. La lista potrebbe essere molto più lunga. Quelli che avete letto sono solo alcuni dei titoli di programmi televisivi che per la gente comune (il cosiddetto pubblico) rappresentano la tv berlusconiana. Un’avventura iniziata con Fininvest (1975) e proseguita poi con Medusa (1995) e Mediaset (1996).

La televisione di Berlusconi è la televisione commerciale per antonomasia. Lo è stata sin da subito, sin da quando, cioè, l’imprenditore, con fare pionieristico, era in prima fila, insieme ai suoi fidatissimi collaboratori (su tutti Fedele Confalonieri, che oggi è Presidente di Mediaset) a occuparsi di casting, inquadrature e acquisti (da Bongiorno a Costanzo, da Baudo alla Carrà, da Corrado a Bonolis), con un grande dispendio di energie e di risorse economiche.

Prima con TeleMilano, poi con Canale 5, quindi con tutte le sue reti, Silvio Berlusconi ha rivoluzionato il piccolo schermo nostrano, influenzando fortemente anche le reti concorrenti, tv pubblica compresa.

Dal racconto del calcio in televisione (tutto iniziò con il Mundialito, il torneo in Uruguay dei campioni del mondo, strappato alla Rai nel 1980) alla comicità, dall’intrattenimento ai people show, qualsiasi genere televisivo è intriso ancora oggi di cultura berlusconiana.

Quattro decenni di produzioni tv che hanno accompagnato i cambiamenti civili, sociali e politici del nostro Paese.

La rivoluzione firmata Cavaliere ha interessato il palinsesto intero: dalle annunciatrici alle soap opera, dai quiz ai talk. Mediaset – attraverso figure iconiche e criticate come le veline – per molti anni è sembrata assolutamente in linea con un certo immaginario maschile italiano che oggi viene quasi da tutti considerato anacronistico.

Mediaset non si è (quasi) mai scandalizzata davanti al trash che talvolta ha scientificamente incentivato pro Auditel e pubblicità, arruolando anche personaggi senza talento artistico e contribuendo al mito della visibilità a tutti i costi.

Il quadro del fenomenale Berlusconi televisivo cambia colori e toni dopo la sua discesa in campo del 1994: le reti (e i volti di queste) utilizzate per la propaganda politica, l’infinita discussione sul conflitto di interessi (mentre era Presidente del Consiglio oltre a mantenere de facto la proprietà di Mediaset esercitava politicamente il controllo sulla tv pubblica), l’editto bulgaro contro Biagi, Santoro e Luttazzi.

Berlusconi ha riscritto le regole della comunicazione televisiva, giocando un ruolo determinante nella personalizzazione e spettacolarizzazione della politica, tra videomessaggi, contratto con gli italiani (a Porta a porta), battute/barzellette, sfuriate (contro Santoro, Annunziata e Giletti), trovate spettacolari (la spolverata della sedia di Travaglio da Santoro) e apparizioni sui social (anche Tik Tok). Indiscutibilmente, la fine di un’era.