Economia della Conoscenza

La fama monta e cambia ai tempi delle serie

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di Sara Sagrati

C’è qualcosa di più efficace per creare una star del successo di una serie tv? Che siano le fiction nostrane o i grandi serial americani, quando si imbrocca il titolo giusto, la vita di un attore, un’attrice, un autore si trasforma in un successo e non sarà più la stessa. Per alcuni diventa un trampolino di lancio per continuare una carriera sulla cresta dell’onda con normali alti e bassi, per altri rappresenta un picco irripetibile che difficilmente si scrollerà di dosso.

Pensate a Lost. Andata in onda dal 2004 al 2010, ebbe una tale eco da decretare l’ingresso immediato nell’imaginario collettivo di tutto il suo numeroso cast. In diciannove anni la maggior parte di loro si è, appunto, dispersa tra apparizioni, particine, flop e qualche serie, con l’eccezione della badass girl Michelle Rodriguez (Avatar, Fast & Furious e ora in Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri), di Evangeline Lilly (Lo Hobbit, Ant Man & the Wasp) e di rari exploit (vedi alla voce Naveen Andrews).

Frame da Last Light con Matthew Fox (il dr. Jake Shepard di Lost), e Taylor Fay
Frame da Last Light con Matthew Fox (il dr. Jake Shepard di Lost), e Taylor Fay

Cosa strana la fama, tanto che Matthew Fox, protagonista assoluto del cast corale di Lost e già noto all’epoca per l’allora telefilm cult Cinque in famiglia, dopo anni sotto i radar torna oggi protagonista di Last Light – Il crollo, dal 17 marzo su Amazon Prime Video, promossa proprio come “la nuova serie con Matthew Fox a 13 anni dalla fine di Lost”. In fondo non ci sarebbe molto altro da dire di questo family drama ambientalista non particolarmente appassionante, se non per rappresentare un interessante spunto di riflessione su come funziona la fama seriale in questo pazzo mondo fatto di frasi di lancio efficaci e motivi per far risaltare una serie tra le decine nuove proposte della settimana.

Cosa strana la fama. Per Matthew Fox che non riuscirà mai a togliersi di dosso il Dr. Jake Shephard di Lost, c’è un Donald Glover che a ogni apparizione sembra superare quella precedente. Attore comico in Community (sitcom cult degli anni zero, ora su Netflix e Prime Video), geniale rapper con il nome Childish Gambino, solido copratogonista di produzioni hollywoodiane (Solo: A Star Wars Story), raggiunge però l’apice della fama con il capolavoro Atlanta (2016-2022, su Disney+), serie tv unica nel suo genere che, nelle sue quattro stagioni, è riuscita a rappresentare meglio di qualunque altro lavoro artistico cosa significhi essere neri in America oggi. Atlanta è forse la serie più importante degli ultimi anni, non così nota al grande pubblico italiano (che cosa strana la fama!), ma abbastanza da rendere qualunque nuovo titolo di Donald Glover quello “da vedere” della settimana, anche qui da noi.

Dominique Fishback in Sciame.
Dominique Fishback in Sciame.

Lo dimostra Sciame, scritta con Janine Naber, dal 17 marzo disponibile su Amazon Prime. Una nuova serie che parla proprio di fama, o almeno di quello che succede nella testa di chi è ossessionato da un personaggio famoso. Prendendo spunto dalla notizia, per alcuni leggenda metropolitana nata online per altri vero fatto di cronaca, del suicidio di una ragazza dopo aver scoperto il tradimento di Jay Z ai danni di Beyoncé, Sciame propone sette brevi episodi thriller/horror ambientati nella mente di una fan disturbata della fittizia popstar Ni’Jah, i cui fan si fanno chiamare Swarm, sciame, appunto. Un’emblematica storia dei nostri strani giorni social, impreziosita dalla presenza di Billie Eilish e dalla sesta puntata realizzata come una docufiction, capace di ricordare allo spettatore il lato oscuro della narrazione seriale (e di cronaca nera) alla ricerca di facili spiegazioni. Che cosa strana è la fama, ma di certo Donald Glover continuerà a ricordarcelo.