Economia della Conoscenza

L’usato sicuro di Mediaset: ormai punta su reality e sui programmi di Maria

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di Massimo Galanto – Tv Blog

Toc toc, c’è nessuno? Chissà quale sarebbe la risposta dietro alla porta di Mediaset, ormai da anni alle prese con una crisi creativa che non può non avere ripercussioni di natura industriale.

L’offerta delle tre reti generaliste è desolante. Canale 5 – la rete ammiraglia del gruppo che tiene ancora botta in termini di ascolti puntando tutto su volti popolari, da Scotti a Hunziker, da Blasi a Chiambretti, da Bonolis a Papi, da d’Urso a Panicucci – affida ormai le sue fortune a due sole componenti: i reality e le produzioni targate Fascino di Maria De Filippi. Italia 1, che in teoria dovrebbe essere la rete giovane dell’azienda, è totalmente Iene-centrica. Intorno al programma di Davide Parenti nato 25 anni fa c’è il nulla, al punto da essere sdoppiato/spremuto puntualmente in ogni stagione. Rete 4, nonostante un target anagrafico alto, paradossalmente risulta il canale più vivace, anche se schiacciatissimo dal punto di vista politico, con una serie di talk show dalla durata monstre che vedono alternarsi/scannarsi sempre gli stessi interlocutori.

Le voci di mercato che circolano in questo periodo – il nuovo palinsesto sarà reso noto a luglio – sembrano escludere una svolta epocale. D’altronde, con la conferma di Nicola Porro, che ha resistito alle tentazioni Rai, l’ingresso più forte sul fronte informativo potrebbe essere rappresentato da Myrta Merlino, una sorta di wannabe Barbara d’Urso che in questi anni si è creata la sua piccola nicchia di pubblico su La7 e che in realtà sarebbe contesa anche dalla tv pubblica. L’altra novità, in attesa di ufficialità, è un talk show di prima serata per Andrea Giambruno, il giornalista compagno della Premier Giorgia Meloni che da anni lavora a Mediaset. Secondo il libro I potenti al tempo di Giorgia, di Paolo Madron e Luigi Bisignani, sarebbe stato proprio lui il fautore della pax tra il nuovo governo e Forza Italia, intervenendo personalmente per mediare tra Marina Berlusconi (che ha smentito) e Giorgia Meloni.

Un quadro di stallo generale quello del Biscione nel quale va menzionato anche il settore fiction, in crisi irreversibile da anni, con rarissime eccezioni e tanti fuochi di paglia. Non proprio un dettaglio, considerando la forza (e il valore economico) della serialità nel sistema mediatico di oggi. E così, mentre i broadcaster di tutto il mondo sono alle prese con la golden age delle serie tv, genere che tira anche nel pubblico più giovane, Mediaset le ha di fatto sostituite con le dinamiche dei reality, dal Grande Fratello all’Isola dei famosi, sempre più simili a soap opera di rango modesto.

P.S. I rumors rispetto alla cordata di imprenditori italiani, guidati da Cairo (editore di La7), che vorrebbero rilevare il gruppo Media for Europe (che controlla Mediaset) dalla famiglia Berlusconi sono state formalmente smentite da ambo le parti, ma il futuro industriale dell’azienda televisiva è tutto da scrivere. I numeri non mentono e dicono che MFE ha chiuso il 2022 con ricavi pari a 2,801 miliardi di euro, in contrazione rispetto ai 2,914 miliardi del 2021, e un utile di 27,4 milioni, in calo rispetto ai 214 milioni del 2021.