Economia della Conoscenza

Mestiere e bottega, così il tattoo diventa un’azienda

Scritto il

di Beppe Ceccato

Dire che la cultura dei tatuaggi è vecchia come l’uomo è probabilmente eccessivo, però non ci si sbaglia di molto. Si può partire dalla Venere di Schelklingen, statuetta neolitica datata 40mila anni (in quel caso si parla di scarificazione) e arrivare all’uomo di Ötzi e agli antichi egizi.

Il nome – tattoo – lo coniò, stando alle cronache, James Cook nel 1771 mutuandolo dal polinesiano tattaw, forma onomatopeica che ricordava il ticchettio delle bacchette usate dagli indigeni per “disegnare” sulla pelle. Volendo rivangare ancora un po’ di storia, anche Winston Churchill andava fiero dell’ancora tatuata sull’avambraccio, mentre in anni recenti, 2005, tale Kimberly Smith, una giovane americana, si fece tatuare sulla fronte l’indirizzo web di un casinò on line per garantire gli studi ai propri figli.

In Russia, il tatuaggio criminale, raccontato da Nicolai Lilin in Educazione Siberiana (lo scrittore, pluritatuato, ha aperto anche un suo marchiaturificio) è un mondo tutto da scoprire, c’è anche un’enciclopedia dedicata: Russian Criminal Tattoo Encyclopedia in tre volumi (la trovate su Amazon…). Dati del Joint Research Centre del 2016 evidenziano come il mondo del tattoo sia in piena espansione: 60 milioni i tatuati in Europa, di cui 7 in Italia accertati, con proiezioni di 133 milioni nel 2040.

Andrea Costa, di Spektrum Tattoo. In copertina una sua opera.

Il tatuaggio oggi è sdoganato: «è una forma di esibizione, se vai in spiaggia fai fatica a non vedere bagnanti che non ne abbiano almeno uno. Può avere anche un’utilità reale oltre che emozionale: sono convinto che tutti dovrebbero aver tatuato per legge il proprio gruppo sanguigno», dice Andrea Costa, 48 anni. Il suo Spektrum tattoo con sede a Pero, alle porte di Milano, è uno degli indirizzi più frequentati e ricercati.

Come sei diventato tatuatore?

Per caso, 28 anni fa. Ho visto in un centro estetico una ragazza che li faceva e ho chiesto di provare. Non ho più smesso.

Perché si è attratti dai tatuaggi?

Perché quando hai inciso qualcosa sulla tua pelle non te lo puoi dimenticare. È una forma di ricordo, io per esempio mi sono sono fatto l’ennesimo alcuni giorni fa, porta il nome della mia prima nipotina Matilde, la figlia di mia figlia: ho inciso il suo nome, il suo peso, l’ora e il giorno in cui è nata. Ho tante richieste per ritrarre i genitori che non ci sono più, ma anche il proprio cane o gatto del cuore…

Anche nel vostro mondo ci sono state molte evoluzioni…

Le tecniche sono cambiate e anche gli elettrodermografi. Io, per esempio, lavoro tanto sul fotografico: da una foto ricavo lo stencil che poi applico sulla parte da tatuare, tirando fuori l’immagine un po’ alla volta.

La sicurezza nel tatuaggio è indispensabile, cosa consigli a chi vuole provare?

Di andare da chi ha esperienza non certo farsi catturare da chi ha appena aperto. Anche il fattore prezzo è importante: diffidare da chi propone tatuaggi che costano poco!

Un esempio: quanto si spende da te per tatuare un braccio?

Dipende dai soggetti, per un tattoo realistico di un intero braccio ci vogliono 4-5 sedute da 7 ore l’una… 2/3mila euro.

Hai tatuato tanti calciatori!

Praticamente il 70 per cento della squadra del Milan e buona parte dell’Inter, ma anche artisti e politici.

Chi vuole intraprendere questo mestiere cosa deve fare?

Andare a bottega, come si faceva una volta. Il trasferimento di saperi ed esperienza è indispensabile. Nella mia azienda siamo in due, con me c’è un ragazzo a cui ho insegnato il mestiere. È davvero bravo!