Economia della Conoscenza

Previously, on serie tv

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di Sara Sagrati 

In principio erano i feuilletton. I romanzi a puntate che fidelizzavano i lettori, permettevano di far crescere i giovani scrittori e di trovare un nuovo pubblico a quelli affermati. Oggi abbiamo le serie tv, nate come sottoprodotto e poi diventate il motore di cambiamento dell’industria audiovisiva. Sono finiti i tempi in cui i prodotti tv potevano accontentarsi di mete esotiche, protagonisti scultorei, belle ragazze e trame semplici, oggi il pubblico pretende complessità.

Fin dall’entrata in scena della storia d’amore tra il capitano Furillo e l’avvocato Joyce Davenport in Hill Street – Giorno e notte di Steven Bochco e Michael Kozoll (1981) la tv scopre che il pubblico ha la capacità di “sopportare” anche storie non necessariamente autoconclusive e che continuino di puntata in puntata (all’epoca non cerano i recap, i videoregistratori o le repliche per recuperare).

Parte così la continua e inesorabile crescita della serialità. È la cosiddetta seconda golden age della tv – la prima è quella degli anni 50/60 – che dagli anni ‘80 muta il comparto produttivo. Il pubblico cresce contemporaneamente agli investimenti e all’entrata in scena di nuovi attori: in America nascono Fox ed Hbo, in Italia è Fininvest a cambiare le carte in tavola.

I segreti di Twin Peaks
I segreti di Twin Peaks

Dagli anni ‘90 in tv arrivano gli autori, vedi il seminale I segreti di Twin Peaks di David Lynch, e si continuano a spingere le asticelle del rappresentabile, vedi X-Files di Chris Carter.

E così, mentre i palinsesti tv si trasformano in talk show, people show, reality show, date show, la serialità si fa sempre più sofisticata, narrativamente sfidante e produttivamente impegnativa.

A cavallo del cambio del millennio, ai grandi network americani si affiancano sempre più cable tv ormai “abbastanza grandi” per iniziare a produrre i propri contenuti piuttosto che comprare film e telefilm altrui.

The West Wing , Martin Sheen, JosiahBartlet e Rob Lowe.
The West Wing , Martin Sheen, Josiah Bartlet e Rob Lowe.

Il network ABC sfodera The West Wing di Aaron Sorkin, la cable Hbo rilancia con I Soprano di David Chase e insieme cambieranno di nuovo le carte in tavola. Il piccolo schermo si scopre non più tanto piccolo, Internet azzera le distanze geografiche e temporali, e il pubblico diventa globale.

Il successo mondiale e contemporaneo di Lost sta lì a dimostrarlo, con tanto espansione anche della pirateria online, pur di rimanere al passo con la messa in onda originale d’oltreoceano.

Si inizia a teorizzare la quality tv, a creare alleanze strategiche per superare i confini geografici e vendere i diritti dei contenuti più attesi che più hanno investito nel creare fomo (fear of missing out), la paura di non essere sul pezzo con la serie del momento.

I Soprano di David Chase.
I Soprano di David Chase.

La tv si fa più spregiudicata, complessa, adulta, il cinema mainstream diventa più immediato, didascalico, adolescenziale, ognuno alla ricerca di attirare maggiore pubblico.

È in questo contesto che sul mercato arriva Netflix. Nata come videoteca online, ha come primo effetto quello di rendere Blockbuster obsoleto, e conseguentemente di cominciare a produrre e distribuire poche serie ma ben assestate.

La caratteristica è quella di rilasciare tutte le puntate contemporaneamente, trasformando gli spettatori seriali in binge watcher, letteralmente gente che si abbuffa di episodi.

Con House of Cards di David Fincher (in Italia vista prima su Sky perché la piattaforma non aveva ancora varcato le Alpi) Netflix cambia di nuovo tutto. Il pubblico è vorace, variegato, internazionale e gli investimenti si fanno sempre più cospicui e differenziati.

Le piattaforme si moltiplicano, ognuno vuole la sua: perché pagare Netflix quando posso farmi una piattaforma tutta mia?

Copenhagen Cowboy, di NicolasWinding Refn.
Copenhagen Cowboy, di Nicolas Winding Refn.

Si ritorna così a modelli da tv generalista per coprire tutte le indicazioni dell’algoritmo, che in base al consumo online calcola tematiche e filoni in voga. Ci si mette anche la pandemia che rende le piattaforme il primo strumento di svago. La produzione diventa sterminata e ormai è impossibile stare al passo con i rilasci quotidiani di serie, film, docureality da largo consumo.

Sono i prodotti esca per uncinare il pubblico tra una grande produzione e l’altra, di cui ormai si sono ricominciati a rilasciare gli episodi periodicamente.

Quest’anno gli investimenti si sono fatti mastodontici con la serie Gli anelli del potere – Il signore degli anelli per cui Amazon Prime ha investito oltre mezzo miliardo di dollari.

Yellowstone 1923 , Harrison FordHelen Mirren
Yellowstone 1923 , Harrison Ford e Helen Mirren

Impossibile però contare l’indotto anche solo per partnership e merchandising, oltre alla ricaduta turistica nei luoghi tolkeniani.

Succede così che la serialità oggi sia uno dei maggiori argomenti di conversazione (cosa stai guardando?), oltre che una cartina di tornasole delle dinamiche di mercato contemporaneo (globali e locali contemporaneamente).

Eppure, tra un prodotto e l’altro, ci sorprende con narrazione di grande qualità, coprendo l’autorialità inclassificabile come in Copenaghen Cowboy di Nicolas Winding Refn (Netflix), l’ennesima ma maledettamente ben fatta serie sugli zombie Last of Us (HBO, in Italia su Sky) e gli universi narrativi espansi Marvel, Star Wars (Disney+) e del western contemporaneo Yellowstone (Paramount+).

Last of Us, Pedro Pascal e BellaRamsey
Last of Us, Pedro Pascal e Bella Ramsey

Un mondo in continuo movimento che impiega grandi, piccole e medie imprese, numerosi liberi professionisti e che “tanto ci fa divertire”, per citare ironicamente una gaffe dell’ex premier Conte.

Cosa ci riserverà il futuro? Differenziazione e consolidamento. Proprio come un buon investimento.