Economia della Conoscenza

Questo streaming non ci renderà cattivi (forse)

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di Sara Sagrati

Netflix ha vinto. Lo scorso maggio, dopo mesi di tentativi e annunci e un primo test fatto a febbraio in Canada, Nuova Zelanda, Portogallo e Spagna, la piattaforma ha reso note le nuove regole per limitare la condivisione degli account, gettando nel panico milioni di abbonati in tutto il mondo. Da sempre infatti, è stato possibile creare fino a quattro account separati, a seconda del tipo di abbonamento stipulato, dando la possibilità agli utenti di regalare ad altri l’accesso o condividere la spesa con amici e familiari.

A differenza di altre piattaforme, che permettono la stessa cosa ma attraverso una gestione di codici di autorizzazione o doppie verifiche sull’indirizzo email dell’utente, Netflix ha ideato un meccanismo più complesso, non permettendo più la condivisione se non viene fatto almeno un log al mese nella residenza principale.

Confusione tra gli abbonati per comprendere i meccanismi, stretta tecnologica di Netflix per far rispettare il nuovo sistema e conseguente nascita del movimento #CancelNetflix sui social network per manifestare insoddisfazione. Il risultato? Nonostante l’aumento delle cancellazioni, ma con percentuali inferiori alle aspettative, il 26 e il 27 maggio scorso, solo negli Stati Uniti, gli abbonati sono aumentati di 200mila unità e nei quattro giorni successivi la media di sottoscrittori è stata di 73mila, +102% rispetto a quella dei 60 giorni precedenti.

Un andamento riscontrato in ogni paese che ha fatto schizzare il titolo in borsa con un +16%, iniziando un trend positivo che continua ancora oggi. Un dato che dimostra la forza dell’abitudine dell’utente che non vuole perdere la comodità di sedersi sul divano, e senza troppi intoppi, farsi coccolare dalle scelte dall’algoritmo.

Fotogramma dall’ultima stagione di “Black Mirror”

Se non fosse la realtà, sembrerebbe una puntata di Black Mirror, la cui sesta stagione è arrivata (sarà un caso?) sulla home page del servizio proprio lo scorso 15 giugno. La serie antologica ideata dal britannico Charlie Brooker nel 2011 ha conquistato critica e pubblico per la forza dirompente con cui ogni episodio mostrava possibili e raccapriccianti scenari su come la tecnologia si stava fondendo con le nostre esistenze.

Nel primo episodio di questa nuova stagione, Joan torna a casa dopo una normale giornata di lavoro e scopre sulla piattaforma una serie dal titolo Joan è terribile con Salma Hayek che incredibilmente interpreta la stessa Joan, riproponendo gli avvenimenti di quella stessa giornata.

Joan scoprirà di aver ceduto i diritti della sua vita accettando il contratto di abbonamento, permettendo quindi a un supercomputer dotato di intelligenza artificiale di realizzare una serie a basso costo attraverso l’uso dell’immagine di attori che hanno ceduto la propria immagine volontariamente.

Scatta la ribellione ma a nessuno viene in mente di cancellare l’abbonamento (ça va sans dire), in qualche modo dimostrando inconsapevolmente la ridotta forza espressiva della serie, ma anche il raggiungimento di un presente che ormai ha superato a destra la distopia.

Ma come sostiene Zerocalcare nella sua nuova bellissima serie animata per Netflix, la realtà è sempre molto più complicata e stratificata di come viene raccontata.

Questo mondo non mi renderà cattivo vale davvero il costo dell’abbonamento ed è per titoli come questo che continuiamo a scrollare le proposte in home page in attesa di essere folgorati da una storia (e se imparassimo a non chiamarlo contenuto?).

Intanto Netflix ha promesso di puntare sempre meno sulla quantità e più sulla qualità… nella speranza che l’algoritmo e l’intelligenza artificiale siano d’accordo.