Economia della Conoscenza

Serie Tv: chiudono tre fiction, una débâcle emotiva

Scritto il

di Sara Sagrati

Frame da Succession (trasmessa da Sky e NowTv)
Frame da Succession (trasmessa da Sky e NowTv)

Un po’ come succede per le eclissi, anche il ruotare delle serie tv può far accadere fenomeni di congiungimento astrale. La scorsa settimana in soli cinque giorni si sono concluse tre fra le migliori storie a puntate degli ultimi anni: La fantastica Signora Maisel (cinque stagioni su Prime Video), Succession (quattro stagioni su Sky e Now) e Ted Lasso (tre stagioni su Apple Tv). Dire addio non è mai facile, per chi quei finali li deve scrivere, per chi li interpreta, per le maestranze e ovviamente per il pubblico, che anno dopo anno, settimana dopo settimana ha seguito le vicende di personaggi diventati ormai familiari. Un po’ come terminare un buon libro, come abbandonare i nuovi amici con cui si è condiviso un viaggio straordinario o come concludere un lungo e soddisfacente progetto lavorativo.

L’avido spettatore seriale sa quanto possa essere traumatico (c’è chi non si è ancora ripreso dal deludente finale di Lost), devastante (chissà se quell’ultima cena de I Soprano si è mai consumata) o illuminante (come quell’idea di Don Draper in Mad Men), e subirne tre in contemporanea aumenta il rischio di una débâcle emotiva.

Soprattutto se le serie in questione hanno saputo, ognuna a suo modo, rappresentare il “segno dei tempi”, montando tensione e aspettative settimana dopo settimana (nessuna è stata distribuita “tutta in una volta”). La scena della stand up comedy americana a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 in cui si muove la Signora Maisel, con tanto di illuminanti flash forward storici nell’ultima bellissima stagione, ci ha divertito, ci ha introdotto a una pletora di personaggi (e costumi) indimenticabili, ma è anche riuscita ad alzare con naturalezza l’asticella della narrazione dell’altra metà del cielo.

Dicono che l’ambizione in una donna non sia attraente. Forse. Ma sapete cosa non è davvero attraente? Aspettare che qualcosa succeda. Guardando dalla finestra, pensando che la vita che vorremmo vivere stia lì fuori da qualche parte. Ma non avere il coraggio di aprire la porta e andarcela a prendere.

Non c’entra il politicamente corretto, ma la rappresentazione con le possibilità e le conseguenze che ne derivano. Possibilità e conseguenze che oggi sono dibattute e analizzate ma ancora poco assimilate, come ha ferocemente ribadito Succession. Raccontandoci la guerra per il trono (ogni riferimento non è causale) della fittizia conglomerata della famiglia Roy, assistiamo a un turbo capitalismo incapace di evolversi, stretto nelle morse del proprio potere e capace solo di riprodurre, in peggio, sé stesso.

Ted Lasso (AppleTv)
Ted Lasso (AppleTv)

Un circolo vizioso che Ted Lasso spezza nello spogliatoio della Premier League. Disinteressato alla verosimiglianza, l’allenatore Lasso entra a gamba tesa nell’ambiente più tossico immaginabile (il calcio professionistico) e lo stravolge attraverso comprensione, ascolto, collaborazione e fiducia. Se impariamo a conoscere noi stessi, a chiedere aiuto e ci aiutiamo a mettere insieme i pezzi, possiamo credere nel futuro. Una congiunzione casuale che ha unito la forza di queste tre diversissime narrazioni, come se gli astri della serialità volessero indicare una possibile risposta alle richieste d’aiuto di un mondo sull’orlo di profondi cambiamenti. È la forza delle buone storie che – siano orali, in musica, scritte o sceneggiate – catturano l’essenza del chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. La risposta è che la “vittoria” non dovrebbe mai essere una questione di ego, ma di bene e lavoro comune. E solo Calliope sa quanto ne abbiamo bisogno.