Economia della Conoscenza

Serie TV in crisi, spazio agli spin-off

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di Sara Sagrati

Dopo anni di splendore e lustrini, il mondo delle serie tv ha raggiunto una parabola discendente? La moltiplicazione delle piattaforme e dell’offerta ha portato a un’inevitabile spaesamento del pubblico, sempre più in balia di home page ricche di scelte in cui perdersi. D’altronde è una regola di mercato: dopo il boom arriva la crisi e poi la conseguente stabilizzazione, non solo in termini di abitudini del pubblico, ma soprattutto nei confronti di un modello di business che fa fatica a trovare una direzione efficace per far quadrare i conti.

Mostrare i numeri degli abbonati non è più un parametro sufficiente a tranquillizzare il mercato: serve una formula stabile e contabilizzabile, come dimostrano le continue voci, confermate e poi smentite, di nuove forme d’abbonamento tra inserimento di pubblicità e regole più ferree sulla condivisione degli account.

Tra esperimenti e voci da verificare sul campo, intanto è il prodotto a mostrare la corda: troppi titoli, qualità diluita e tendenza a seguire mode e trend dettati dall’algoritmo.

D’altronde quando si cerca di costruire un successo a tavolino, spesso a fare centro sono i soffi di vento che mescolano le carte. L’impressione è che oggi ci siano solo brezze leggere e in attesa di tempeste più proficue, come già succede nel cinema, si ricorre ad adattamenti e moltiplicazioni degli universi.

The Last of Us, su Sky Atlantic e NOW.
The Last of Us, su Sky Atlantic e NOW

Non a caso la serie del momento è indubbiamente l’apocalittica The Last of Us tratta dall’omonimo videogioco cult.

Oltre a proporre ottimo intrattenimento, è la serie perfetta per questi tempi post pandemici con personaggi apparentemente canonici del genere avventura (il mentore e la ragazzina magica) ma rappresentativi di grandi cambiamenti (il maschio in crisi e la ricerca di un’identità globale nuova).

Ottimi ascolti e proliferazione di meme (il vero termometro del successo), con una fruizione su Sky Atlantic e NOW in contemporanea con HBO America, ma anche diversificata tra live televisiva e on demand. Lunedì scorso è andato in onda l’ultimo episodio, e milioni di telespettatori stanno già trepidando in attesa della seconda stagione.

The Mandalorian, alla terza stagione, su Disney+
The Mandalorian, alla terza stagione, su Disney+

Nel frattempo i fan possono continuare a seguire il protagonista Pedro Pascal su Disney+ nello stesso ruolo, ma con l’elmo, in The Mandalorian, aka Baby Yoda, ormai arrivato alla terza stagione. Un primo episodio sotto tono, subito cancellato dal secondo che è tornato a farci sentire che la forza scorre ancora potente nella galassia lontana lontana di Guerre stellari.

E quando non sono le grandi saghe o i videogiochi a prendere l’attenzione, lo fanno i libri. Come in Fleishman a pezzi di Taffy Brodesser-Akner che firma la serie tratta dal suo omonimo best seller. Una serie Hulu in otto puntate, distribuite tutta in una volta per il binge watching dal 17 novembre in Usa, e in Italia su Disney+ dal 22 febbraio. Scrittura raffinata e cast azzeccato per una narrazione sui 40enni di oggi alla ricerca della propria identità.

Ambientata nell’alta borghesia newyorchese, la serie si concentra su un divorzio, ma parla a chiunque oggi cerchi di barcamenarsi tra dimensione domestica e lavorativa, alla ricerca di un equilibrio sempre più difficile da trovare. Una serie che, come già nel romanzo, mette al centro il personaggio del padre divorziato Toby (Jesse Eisenberg) ma raccontato dal punto di vista della sua amica Libby (la sempre bravissima Lizzy Caplan) in modo da ampliare di episodio in episodio le motivazioni dei personaggi e quelle di chi guarda. Niente di innovativo, ma sicuramente uno dei migliori nuovi titoli in circolazione.