Geopolitica

«Una nuova crisi energetica? Sul gas rischio concreto»

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«Decisamente la crisi maggiore è sul fronte del gas». Salvatore Carollo, ex dirigente dell’Eni e oggi uno dei massimi esperti mercati energetici del nostro Paese, non ha dubbi. Il maggior impatto derivante dai crescenti attacchi alle navi commerciali da parte dei militanti Houthi dello Yemen, che appoggiano Hamas e il popolo palestinese, riguarderà il gas. Una nuova eventuale crisi energetica potrebbe mettere ancora in crisi l’Europa.

Siamo di fronte da un déjà vu? Gli attacchi degli Houti come la guerra in Ucraina?

La situazione mi sembra molto diversa, anche se c’è un elemento che può unire i due eventi. L’Iran non vuole rischiare che una definitiva sconfitta di Hamas ed una eventuale pace fra Israele e palestinesi tolga loro uno dei principali strumenti di pressione e di ricatto verso i Paesi arabi e verso l’Occidente. L’entrata in scena degli Houti in questa fase serve solo a mantenere aperta la partita, cercando di allargare i confini del conflitto.

Resta il fatto che qui si rischia un nuovo allarme energetico per colpa di questa crisi nel mar Rosso…

Gli interventi degli Houti, chiaramente ispirati e supportati dall’Iran, non possono e non devono recare danno alle esportazioni di petrolio dal Golfo, da cui anche il petrolio iraniano proviene. L’Arabia Saudita può esportare il suo petrolio diretto verso occidente da Yambu, nel nord del Mar Rosso; quindi, al di fuori della portata delle azioni degli Houti, e l’Iraq può tranquillamente esportare da Ceyhan in Turchia. Il caso ambiguo è quello del Qatar.

Perché il Qatar non esporta praticamente più gas liquefatto per paura di attacchi alle sue navi commerciali?

Il Qatar è stato alleato dell’Iran nel supporto e finanziamento di Hamas, e quindi non dovrebbe essere oggetto di eventuali attacchi da parte degli Houti. Perché allora il Qatar sta rallentando o fermando le sue esportazioni verso occidente? Sembra un’azione volta a dare risonanza all’iniziativa iraniana per esercitare una pressione per salvare Hamas dalla sconfitta definitiva. Non scordiamo che i capi supremi di Hamas sono residenti in Qatar.

Stiamo parlando di un ricatto che potrebbe mettere l’Europa, di conseguenza l’Italia, davvero in crisi sul fronte del gas?

Sul gas la crisi potrebbe essere molto più seria e concreta. Come sappiamo la guerra in Ucraina ci ha portato a attivare una serie di nuovi accordi commerciali. In particolare, i maggiori volumi dall’Algeria e il GNL proveniente dal Qatar. Un contributo determinante lo hanno dato la riduzione dei consumi di quasi il 15% e l’immissione al consumo del gas delle scorte.

Se il 2024 dovesse vedere una ripresa della domanda ai livelli degli anni precedenti e un inverno “normale”, la diminuzione dei flussi provenienti dal Qatar potrebbe metterci seriamente in crisi?

Quello del mercato del gas sembra essere l’elemento concreto che unisce la crisi fra Israele ed Hamas con la guerra in Ucraina. Purtroppo, l’Europa sembra non avere una strategia per gestire queste crisi e sembra vivere alla giornata.

Cosa succederà con i prezzi? Le famiglie italiane devono preoccuparsi per gas e benzina?

I prezzi sono già più alti di quanto lo fossero prima dell’inizio della guerra russo-ucraina. Anche i prodotti petroliferi, nonostante le periodiche oscillazioni, sono alti e, ovviamente, potrebbero ancora aumentare. Le famiglie sembrano ormai aver assorbito gli aumenti e considerano i livelli attuali come “normali” e non già come il risultato di azioni e decisioni politiche non ben ponderate e ben gestite.

Non ci resta che sperare nelle scorte di gas. Qual è la situazione in Europa?

Le scorte europee non sono ai massimi livelli. Di recente, sono stati inseriti al consumo in Europa volumi provenienti dalle scorte accumulate in Ucraina, durante la riduzione dei flussi di approvvigionamento verso l’Europa. Anche queste però non saranno ripristinate.