Le opinioni

Appalti, con le gare vanno premiate le imprese oneste

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di Luigi De Magistris (Politico e scrittore)

La pessima riforma del governo Meloni sugli appalti non ha nulla a che vedere con le giuste esigenze di semplificazione delle procedure e di riduzione della burocrazia. Il nuovo codice degli appalti apre un’autostrada per il sistema criminale che opera nel settore delle opere e dei servizi pubblici. Sarà un danno per gli italiani, per i lavoratori e per le imprese oneste e un favore per quell’area già forte che vive di rapporti opachi tra pubblico e privato. Quasi tutti gli appalti, si stima attorno al 98%, potranno essere affidati direttamente senza gara pubblica, con lesione quindi anche del principio di libera concorrenza e con l’agevolazione di stato del rapporto corruttivo molto frequente in Italia tra politica/burocrazia/istituzioni e pezzi del mondo delle imprese e delle professioni.

A festa sono i prenditori, a rischio i tanti imprenditori per bene. È prevista la possibilità generalizzata di procedere al sub-appalto dei lavori, dove si prevedono ancora di più scorciatoie e violazioni delle norme, soprattutto a tutela della qualità delle opere pubbliche e dei diritti dei lavoratori. I progetti governativi in corso di eliminazione del delitto di abuso d’ufficio e del ridimensionamento dello strumento investigativo delle intercettazioni rende ancora più probabile il pericolo che il fiume di denaro pubblico sarà ghiotta occasione per rafforzare borghesia mafiosa e organizzazioni criminali e far lievitare la corruzione. Come se la storia istituzionale del nostro Paese non insegnasse nulla. Ho fatto il Pm e il sindaco e so quanto sia necessario modificare la normativa sugli appalti: incomprensibile, piena di norme e cavilli, molto attenta alla forma e poco alla sostanza, una corsa a ostacoli fatta anche di burocrazia asfissiante.

Si poteva e doveva agire diversamente: ridurre le norme e lasciarne poche ma chiare, efficaci e comprensibili da tutti e non fatte in modo per trovare il cavillo per aggirarle. Poi tempi più rapidi, diminuendo una serie di passaggi lunghi e inutili. Commissioni di aggiudicazione delle gare pubbliche, necessarie per garantire concorrenza e trasparenza, composte da persone oneste e qualificate e se del caso estratte a sorte da un apposito albo. Invece di consentire di far partecipare all’aggiudicazione degli appalti anche indagati e condannati come fa il Governo, si dovrebbero premiare sempre di più le imprese, inserite in white list, che hanno denunciato pizzo e mafie e che non praticano il lavoro nero e magari utilizzano anche, d’intesa con gli enti locali, le clausole sociali per consentire ai disoccupati del territorio di essere impiegati al lavoro.

Ma il Governo tira dritto e legalizza furbetti a danno degli onesti, ogni giorno con uscite sempre nuove: l’ultima la previsione anche del condono fiscale. Lo dico da tempi non sospetti e per la mia esperienza istituzionale in prima linea: il fiume di denaro pubblico che sta attraversando il nostro Paese è una grande opportunità per migliorare servizi e qualità della vita, soprattutto per i diritti negati, ma anche una ghiotta occasione per le mafie sempre più mimetizzate nell’economia, nella finanza, nella politica e nelle istituzioni di consolidare il rapporto criminale con la Pubblica amministrazione, lo Stato e gli enti locali a tutti i livelli. Siamo più che al legittimo sospetto di un governo inadeguato alla sfida, alla presenza di indizi gravi, precisi e concordanti che fanno pensare che vi sia non solo inadeguatezza ma una scelta di avere e far avere mani libere, senza controlli, per praticare quelle mani in pasta che già troppi danni hanno causato al nostro Paese. La questione morale non era una priorità per i precedenti governi e maggioranze parlamentari, ancor meno lo è di questi tempi.