Le opinioni

Crescita Italia: i disastri annunciati

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di Giuseppe Pizzonia
(Docente di diritto tributario)

Italia, come stai? Non è una domanda oziosa, e la risposta potrebbe non essere scontata. Stiamo attraversando una fase di cambiamenti ed eventi epocali, quanto traumatici. Non solo la pandemia, che ancora morde, e la minaccia di altri virus, ma anche un conflitto che va ben oltre le rivendicazioni territoriali, e più in generale una crescente instabilità internazionale (Cina, Iran, Balcani, Nord Africa); eventi, questi, che colpiscono tutti, in un mondo ormai interconnesso.

Insomma, ce n’è abbastanza per rispondere negativamente alla domanda sullo stato del Paese. Anche le vicende politiche depongono in questo senso. Dopo un governo di unità (ed emergenza) nazionale, si è appena conclusa un’aspra campagna elettorale in cui i temi della crisi economica e dell’isolamento internazionale sono stati ampiamente agitati. Forse un po’ troppo, però, se si guarda all’avvio del nuovo governo.

Al netto di un paio di infortuni, di scarsa importanza, e di qualche intemperanza a uso e consumo dei media, il primo atto importante della legislatura – la voluminosa legge di bilancio da poco presentata – non ha niente di rivoluzionario, contiene elementi di continuità con il passato, anche se non mancano temi divisivi.

Il messaggio complessivo, sottinteso, vuole essere rassicurante. Eppure, sui canali d’informazione si evocano scenari apocalittici: inflazione, deficit energetico, disastro ambientale, povertà, immigrazione incontrollata, piazze agitate, violenze, addirittura lo spettro atomico. Tutti temi reali, sia chiaro, e degni di attenzione. Ma c’è altro, che non sempre conquista uno spazio adeguato nel dibattito pubblico.

Il Pil aumenterà nel 2022 del 3,9%. Sorprendente, poi, la crescita degli occupati al 60,5% a ottobre (+82mila occupati, soprattutto donne); un trend che – se potesse essere confermato – darebbe in dodici mesi il mitico milione di posti di lavoro (sono comunque +500mila occupati, rispetto a ottobre 2021).

Calano inoltre le persone in cerca di lavoro, e più in generale il tasso di disoccupazione (ora al 7,8%), così come il tasso di inattività (34,3%). Ovvio, sono possibili interpretazioni diverse. Il dato degli occupati è in parte influenzato dalla stabilizzazione a tempo indeterminato di rapporti già in essere e dal rientro di cassintegrati; non sarebbero comunque segnali negativi, anzi.

È importante quindi che la legge di bilancio da approvare sia più coraggiosa ed incisiva nel sostegno agli investimenti. Ancora, nonostante la non felice congiuntura economica alcune importanti aziende italiane (da Leonardo a Ferragamo; da Pirelli a Poste, etc.) hanno segnato ottime performance, mentre l’inflazione sembra rallentare nell’Eurozona, i consumi delle famiglie riprendono a crescere, così come l’export e le borse.

Certo, ci sono ancora ingenti perdite da recuperare, ma i segnali positivi ci sono e sono rilevanti. Una spinta importante verrà sicuramente dal vitale universo delle piccole e medie imprese. Proprio su queste colonne, vengono mostrate realtà formidabili per capacità imprenditoriale e creatività: un patrimonio del Paese, da custodire e valorizzare.

L’impegno del nuovo governo a non ostacolare chi vuole fare e produrre ricchezza è particolarmente sentito in questo ambito e deve essere mantenuto.

In conclusione, come sta l’Italia? Starebbe meglio, se in passato fosse stata governata meglio. I fermenti e gli scossoni del cambiamento che agitano il mondo intero sono un fattore di crisi e di preoccupazione, ma possono essere anche una occasione, da non mancare.