Le opinioni

Cripto-attività, il diritto rincorre la tecnologia

Scritto il

di Antonio Tomassini
(Professore di diritto tributario, Partner DLA Piper Studio Legale)

L’approvazione del Regolamento Ue Micar (Markets in crypto-assets), il pacchetto europeo antiriciclaggio sul mondo crypto che abbraccerà gli NFT e limiterà i pagamenti in criptovalute sopra determinati importi, il cosiddetto decreto tokenizzazione che riguarda la circolazione di alcuni strumenti finanziari e infine la legge di bilancio 2023 – che contempla una prima disciplina fiscale delle criptoattività, sancendo che le plusvalenze sulle stesse sono redditi diversi da tassare al 26% – sono la testimonianza di come il diritto stia accelerando nella sua rincorsa della tecnologia e di come l’ascesa di quest’ultima sia inarrestabile, a prescindere dalle turbolenze sulle criptovalute e sui cosiddetti exchange.

Intorno alla finanza decentralizzata ruota in effetti un nuovo mondo, anche giuridico, i cui applicativi sono sostanzialmente infiniti e la cui regolamentazione non passa solo dal legislatore ma anche dalla creazione di prassi virtuose, dall’educazione finanziaria, dal far parlare la dottrina giuridica ed economica con le istituzioni. L’evoluzione tecnologica può spaventare, basti pensare alla moratoria sull’intelligenza artificiale generativa, ed è comprensibile, ma non va demonizzata, occorre piuttosto adattarla per il nostro progresso, non solo in termini di PIL ma anche di benessere della persona.

Vediamo, tuttavia, innanzi tutto, quali sono le novità legislative.

Il regolamento Micar, approvato dal Parlamento Ue il 20 aprile creerà (la piena attuazione è rinviata al 2024) un ambiente maggiormente monitorato. Individua tre macro tipologie di token:

  • le stable-coin, che mantengono un valore tendenzialmente stabile agganciato a un bene (token c.d. ART), tipo una commodity come l’oro, o a una valuta avente corso legale (e money token);
  • le unbacked crypto-currencies, mere rappresentazioni di valore prive di meccanismi di stabilizzazione (ad esempio criptovalute tipo Bitcoin);
  • gli Utility Token, che si limitano a fornire accesso a beni e servizi.

Il regolamento definisce anche i soggetti che operano in questo mondo, i Crypto-asset Service Provider (CASP), che forniscono su base professionale servizi relativi ai cripto-asset, tipo lo scambio e la conservazione, la cui attività deve essere autorizzata. Resta dubbia, anche all’interno del regolamento Micar, la qualificazione dei Non Fungible Token (NFT), che scandiscono anche gli scambi nei Metaversi, i quali, in effetti, raramente presentano natura finanziaria.

Guardando all’Italia, ha fatto molto rumore il decreto tokenizzazione (DL 25/2023), in prospettiva un grande strumento per rendere maggiormente liquidi alcuni mercati (si pensi a quello immobiliare o delle obbligazioni) ma ancora in attesa di un vero e proprio registro decentralizzato e dell’individuazione di ruoli e responsabilità per chi gestisce le transazioni. Si tratta della interessante possibilità di far circolare azioni e obbligazioni sotto forma di token. Sono tuttavia escluse le quote di srl.

Infine, le regole fiscali. La legge di bilancio, con un “salto in avanti”, fornisce importanti indicazioni tributarie per i privati non imprenditori (compresa una sanatoria e una chance di rivalutazione) che speculano sulle criptovalute ma lascia aperte questioni rilevanti – sovente acuite dal riferimento alla ampia categoria delle criptoattività – che attengono ai token diversi dalle criptovalute (tipo NFT), ai soggetti imprenditoriali, infine ai nuovi adempimenti degli operatori in cripto-attività, che la legge equipara nei fatti agli intermediari finanziari ma senza (ancora) fornire gli strumenti per l’implementazione dei nuovi obblighi.