Le opinioni

Dai social alle fotocopiatrici tutte le imprudenze che aiutano i malintenzionati

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di Umberto Rapetto – Generale Gdf – già comandante Nucleo Speciale Frodi Telematiche

Il ladro di identità molte volte ha un complice davvero insospettabile. Anche se può sembrare strano, chi offre la più incredibile (pur se involontaria) collaborazione è proprio la persona che incarna il ruolo della vittima di questo micidiale reato.

Una delle radici di questo problema è nei social network. Sbaglia chi li frequenta, sbaglia chi ne sta alla larga.

Cominciamo dal caso che all’apparenza può profilarsi come quello più strano: partiamo da chi non è iscritto ai social.

Il non essere presenti su certe piattaforme digitali apre un varco abbastanza ampio a chi vuole approfittare del fatto che Tizio o Caio non siano ancora in quel contesto. La loro assenza può essere colmata fingendo di essere uno di loro e procedendo all’iscrizione con nome, cognome e- se ce n’è una disponibile – foto della persona cui ci si vuole sostituire.

Probabilmente conviene iscriversi ai social più diffusi almeno per occupare il proprio posto. Magari è opportuno limitare la propria attività allo stretto indispensabile, ma è importante esserci.

Ma se l’assenza o il semplice voler star fuori dai social hanno le loro controindicazioni, probabilmente un’eccessiva vivacità è altrettanto pericolosa.

La leggerezza dei nostri comportamenti online è spesso alla base delle più cocenti disavventure.

L’esibizionismo di chi sceglie certe pagine a elevata frequentazione porta a dinamiche compulsive di ostentazione della propria persona, dei propri averi e delle proprie attività. Non è semplice presenzialismo. Non è soltanto il voler esserci a tutti i costi anche se sarebbe opportuno tenere un profilo più basso. La pubblicazione di post e tweet diventa un fenomeno bulimico. L’utente meno avveduto si entusiasma con facilità e riversa immagini, filmati e testi quasi avesse a disposizione una sorta di mitragliatrice. Purtroppo i proiettili che adopera sono dettagli della propria vita. Purtroppo ogni particolare (a volte anche meritevole di un briciolo di riservatezza) si conficca nelle pagine web senza che nessuno possa cancellarne le tracce. Le foto sono immediatamente riciclabili dai malintenzionati. Le storie – raccontate a puntate, post dopo post – sono porzioni della biografia della persona destinata a essere “sostituita”…

Tutto quel viene riversato online finisce nell’invisibile cassetta degli attrezzi con cui qualche delinquente preparerà lo scippo dell’identità del malcapitato di turno. Non bastasse quel che si è deliberatamente dato in pasto al pubblico dei social, c’è un’altra leggerezza che può impensierire chi teme la sostituzione di persona. Parliamo delle fotocopie dei documenti che con grande disinvoltura permettiamo che vengano fatte quando ci si registra come ospiti in un albergo o come visitatori esterni in qualsiasi ufficio pubblico o privato in cui viene effettuato un controllo degli accessi.

La riproduzione di un documento può essere riutilizzata in modo fraudolento e dovremmo tenerne conto quando, magari per risparmiare qualche minuto di attesa, consentiamo che qualcuno risolva con la fotocopiatrice la nostra urgenza. Quando proprio non se ne può fare a meno si chieda di poter sovrascrivere la copia con una dicitura che spieghi le ragioni della sua esistenza. È bene riportare che quella specie di duplicato è stato realizzato per la specifica finalità appositamente indicata.

Analogo ragionamento vale per le copie fatte a scanner per il loro inoltro attraverso la posta elettronica o per esigenze di archiviazione. Anche qui è prudente barrare con una scritta di precisazione così da evitare un riutilizzo illecito.