Le opinioni

Hibourama, fashion startup che sdogana lo swap

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A cura di Barbara Millucci

Si chiama Hibourama ed è una startup fashion-tech romana fondata nel 2011 da due amiche, Maila Ferlisi e Rachele Mancini. La prima insegnava ricamo alla Koefia, Accademia Moda e Costume della Capitale, la seconda era una sua studentessa. Insieme realizzano interamente a mano le collezioni (borse, scarpe, accessori) con materiali di alta qualità, pregiati e bio-based a basso impatto ambientale, in un’ottica di “buy less” (compra di meno).

«Grazie ad un abbonamento si ha accesso al Club Hibourama – racconta Maila – che offre servizi ed esperienze esclusive ai suoi membri, come la possibilità di indossare, scambiare e noleggiare i capi, sulla base dei principi dell’ economia circolare.

Pagando una fee mensile si può ad esempio cambiare un paio di scarpe o una borsa acquistate qui da noi, nell’arco di un anno, in cui lo swap è gratuito. Se le scarpe sono in buone condizioni diamo la possibilità di noleggiarle per altre 2 settimane altrimenti le rimandiamo alle concerie».

Lo swap in Italia è ancora un fenomeno poco diffuso, parliamo di appena il 15% della popolazione. Ma piace e i numeri sono in aumento.

L’atelier, che si trova in zona Boccea a Roma, in un’ex tipografia ristrutturata su 400 mq, ospita all’interno anche una Fashion Academy.

«Il pellame, invece, per il 50% proviene da scarti riciclati del distretto fiorentino, mentre la produzione si aggira sui 3 mila capi l’anno». La Boutique fattura 700mila euro e, nel 2021, sono entrati investitori come: Cdp, Marie Investments, Annabel Holding che fa capo a Nicola Bulgari, etc.