Le opinioni

I popoli grandi assenti di una guerra infinita

Scritto il

di Luigi De Magistris – Politico e scrittore

Tra silenzi, rassegnazione e propaganda la guerra in Ucraina diventa sempre più estesa e pericolosa. Armi e munizioni che occidente e Nato hanno inviato al governo Zelensky non sono più utilizzate solo per difendersi, tesi sostenuta anche da chi voleva negare che in Italia si sia violato l’art. 11 della Costituzione sul ripudio delle guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ma per attaccare il territorio russo, non solo nella zona di confine, ma arrivando sino a Mosca. I russi hanno incrementato da parte loro attacchi pesantissimi in tutte le città, Kiev compresa. Aumentano attacchi terroristici da entrambe le parti e vi sono bombardamenti devastanti verso infrastrutture indispensabili per la vita: dighe, centrali elettriche, ponti, infrastrutture strategiche, con il rischio sempre impellente di un attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia che provocherebbe una tragedia senza precedenti in Europa.

Nessuno più nega che ormai la guerra è tra la Russia di Putin e Usa, Nato, Ue e Ucraina. Nessun governo occidentale parla più di pace e soprattutto opera per la pace, men che mai Zelensky e Putin. L’Onu è totalmente non pervenuta, il Papa prova a tentare mediazioni con una voce sempre più flebile e anche silenziata dai media, la Cina, senza troppa convinzione perché guadagna economicamente e non solo dalla crisi, tenta con una iniziativa diplomatica subito boicottata da Biden. I popoli sono forse i grandi assenti in questa guerra in termini di mobilitazione e lotta per la pace ed anche le classi dirigenti appaiono incapaci di persuadere i governi a ricercare con convinzione la via della diplomazia, della mediazione e del compromesso.

Sembra quasi che si sia deciso dalle parti coinvolte che la guerra debba proseguire sul campo, quindi ampliarsi, produrre ulteriori morti e devastazioni, anche ambientali, nella consapevolezza di tutti i governi che non si potrà mai vedere soccombere nessuno: la Russia non potrà perdere perché se dovesse ritenere in pericolo la propria sicurezza personale non esiterebbe ad usare le armi nucleari tattiche e l’Ucraina non potrà soccombere perché entrata sempre di più sotto l’ombrello protettivo occidentale. Intanto più missili nucleari e bombe atomiche si stanno dislocando tra ovest ed est come ai tempi peggiori della guerra fredda ma con un maggiore rischio di un loro uso. Le morti di civili e soldati raggiungono ormai numeri impressionanti, le distruzioni ambientali producono danni giganteschi ed anche le enormi difficoltà nell’approvvigionamento del grano stanno facendo ulteriormente soffrire le popolazioni povere dell’Africa. Mentre i signori della guerra imperversano senza tregua provando anche a disegnare i nuovi equilibri geo-politici mondiali, c’è chi economicamente si avvantaggia da questa immane tragedia. I produttori e i trafficanti di armi, le grandi imprese e le mafie internazionali a cui brillano gli occhi a pensare alla ricostruzione in Ucraina, e tutta l’economia di guerra che ne deriva.

E dell’altra economia che sta morendo? Delle imprese distrutte e danneggiate dalla guerra, da chi ha fatto investimenti su import-export da e verso Ucraina e Russia e le stesse aziende colpite dal caro energia? Persone e famiglie falciate da aumenti, inflazione e caro bollette che con rassegnazione vivono la guerra come qualcosa di ineluttabile. Eppure ci sarebbe la possibilità della pace, ma va perseguita, costruita, voluta, non con le bombe ma con un paziente lavoro di dialogo e diplomazia. Ma chi è disposto a lottare per la pace con forza e tenacia? Chi vive rassegnato e forse anche inconsapevole che il rischio della terza guerra mondiale è ormai una probabilità e non più solo una possibilità.