Le opinioni

Lavoro e sicurezza, 5 miliardi in 10 anni per il cantiere digitale

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di Cesare Damiano (Ex ministro del Lavoro – Presidente Associazione Lavoro & Welfare)

Quando si parla di salute e sicurezza sul lavoro non si può non fare riferimento all’Inail che ha adottato il Piano Triennale della Prevenzione 2022-2024. In tema di salute e sicurezza sul lavoro siamo tutti convinti che non si faccia mai abbastanza: per questo motivo ogni ragionamento su questa materia deve partire da un’attenta analisi dell’evoluzione della situazione in chiave storica per quanto riguarda infortuni, morti sul lavoro e malattie professionali.

Non mi stanco di ricordare che quando ho iniziato a lavorare, nel 1968, in Italia ogni giorno morivano sul lavoro 10 persone. Per la precisione, in quell’anno, morirono 3.829 tra lavoratrici e lavoratori, pari a 10,5 decessi quotidiani, anche se il picco massimo era stato raggiunto nel 1963 (vi ricordate il boom economico?) con la cifra di 4.644 morti nei 12 mesi, pari a quasi 13 decessi al giorno. I 1.000 morti all’anno, in media, che si verificano dall’inizio degli anni 2000 sono indiscutibilmente inaccettabili, perché lo è qualsiasi vittima sul lavoro, anche una sola. Ma, com’è evidenziato dalle cifre citate, la protezione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro ha compiuto una lunga marcia. Anche se, oggi, ci troviamo di fronte alla necessità inderogabile di abbattere questa inossidabile quota 1000 di morti sul lavoro ogni anno che dura ormai da circa due decenni.

In primo luogo, per continuare questa marcia al ribasso di morti, infortuni e malattie professionali, che è stata positivamente influenzata da un significativo miglioramento nella sensibilità dell’opinione pubblica, nella più incisiva azione legislativa e sindacale, nelle scelte di una parte importante delle imprese nel campo tecnologico ed ergonomico, occorre svolgere un’azione legislativa coerente: non ci pare, però, che il nuovo codice degli appalti, con le sue liberalizzazioni, vada in questa direzione, a conferma che, quello compiuto, non è stato un percorso né facile né lineare. Nei protocolli sottoscritti da Inail con grandi imprese come Ferrovie dello Stato, Aeroporti di Roma, Autostrade, Enel ed Eni, sono stati individuati specifici ambiti di collaborazione. Si tratta di intese finalizzate ad avviare un confronto permanente per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali che, ci auguriamo, non rimangano solamente sulla carta e che trovino un’applicazione concreta consentendo la sperimentazione di soluzioni con un forte contenuto di innovazione tecnologica e digitale.

Potranno avere concreta attuazione i progetti di ricerca Inail nel campo della robotica, della realtà aumentata attraverso la visione immersiva, la sensoristica per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, lo studio di materiali innovativi per l’abbigliamento lavorativo e i dispositivi per la prevenzione di infortuni e malattie professionali, come ad esempio gli esoscheletri collaborativi . Si tratta di realizzare il sogno del cantiere digitale, nel quale anche il monitoraggio dell’ingresso delle maestranze escluda la presenza di subappalti con lavoratori al nero o ai quali non viene applicato il contratto dell’edilizia.

Molti altri sono i campi di intervento previsti nel Piano. Ricordiamo i Bandi Isi con i quali l’Inail sostiene gli interventi in prevenzione realizzati dalle aziende con finanziamenti a fondo perduto, con uno stanziamento di circa tre miliardi di euro in 10 anni, oltre allo sconto sui premi assicurativi per le aziende che eseguono interventi per il miglioramento delle condizioni di prevenzione e tutela della salute e sicurezza, con uno stanziamento di circa due miliardi e mezzo di euro, sempre in 10 anni.

La “vocazione sociale” è stata ulteriormente rafforzata con i precisi indirizzi che l’Istituto ha fornito su temi di rilevanza nazionale che sono stati oggetto di dibattito politico e di attenzione mediatica attraverso emendamenti legislativi: il sostegno economico per le famiglie di studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative a causa di incidenti all’interno delle aziende; l’ampliamento della copertura assicurativa degli insegnanti e degli studenti; l’aggiornamento delle tabelle di indennizzo del danno biologico; la sorveglianza sanitaria per i lavoratori domestici (visite per 800mila colf e badanti).

Sul versante interno si sostiene la necessità dell’equiparazione dei medici Inail con quelli del SSN e il potenziamento degli organici dell’Istituto (circa 2.100 unità). Tema, quest’ultimo, sul quale i sindacati rivendicano la necessità di un migliore risultato. Ci auguriamo che il Governo e il Parlamento si facciano carico di queste proposte: è stato valutato che la copertura finanziaria è di circa 120 milioni ogni anno. Una cifra modesta se si considera che la giacenza di cassa dell’Istituto, depositata in Tesoreria centrale – al 31 dicembre 2023 – ammonterà a circa 37 miliardi di euro, con un incremento di oltre 964 milioni nel solo anno in corso. Se non torna alle imprese e ai lavoratori anche una parte di queste risorse, diminuiremo sicuramente il debito pubblico, ma tasseremmo in modo occulto i datori di lavoro. Un nuovo equilibrio tra spesa istituzionale e spesa sociale dell’Istituto va sicuramente individuato.