Le opinioni

Manovra 2024, banco di prova del realismo

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Mentre il mondo è in fiamme, è ripartita la fase più cruciale della vita politica e legislativa nazionale. È la sessione di bilancio per il 2024, che impegnerà parlamento, governo, forze politiche e sociali fino alla fine dell’anno.

Nell’attenzione dei media prevalgono i temi internazionali, della pace e della sicurezza, ma l’economia e la finanza pubblica rimangono centrali per la vita di cittadini e imprese.

Quest’anno, alla manovra finanziaria, condizionata dalla situazione mondiale, si unisce l’avvio della riforma fiscale, con diversi provvedimenti ancora in preparazione.

Alcune anticipazioni. Anzitutto, il disegno di legge di bilancio; secondo il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) conterrà – sul lato fiscale – il mantenimento delle misure sulla riduzione del cuneo fiscale (ampliate per le donne con figli), sulle agevolazioni per i premi di produttività ed i fringe benefit, con limitate estensioni per chi ha figli a carico.

Confermata, per le imprese, la sospensione fino al 30 giugno della Plastic e della Sugar tax. Sicuramente gradita ai più, ma destinata a far discutere, la riduzione del canone televisivo, da 90 a 70 euro l’anno.

Attese poi misure in materia di plusvalenze immobiliari e di locazioni brevi.

Già in vigore altre misure fiscali contenute in un decreto legge. Viene differito al 16 gennaio (e si può pagare in cinque rate) il versamento del secondo acconto dell’Irpef e delle altre imposte dirette (esclusi i contributi previdenziali); ma solo per i titolari di redditi d’impresa e di lavoro autonomo con proventi fino a centosettantamila euro.

Modesti i vantaggi: è una tantum e sposta solo di qualche mese il pagamento di somme comunque dovute. Viene inoltre istituito per il solo 2024 un altro contributo di solidarietà a carico delle imprese energetiche, non esente da dubbi di costituzionalità.

Sicuramente più interessanti le prime misure attuative della delega per la riforma fiscale, contenute in due decreti legislativi ancora in bozza. La principale riguarda l’avvio della revisione dell’Irpef con la riduzione a tre degli scaglioni di reddito, l’allungamento a ventottomila euro dell’aliquota del 23%, e l’innalzamento della no tax area per i lavoratori dipendenti; le addizionali locali dovranno conformarsi alla nuova struttura degli scaglioni. Misure costose anche se di impatto non elevato, finanziate con un (ulteriore) ridimensionamento delle spese detraibili.

Per le imprese, sarà eliminato l’Aiuto alla crescita economica (ACE), sostituito da incentivi agli investimenti (soprattutto nel Mezzogiorno) e alle nuove assunzioni basati sulla maggiorazione del costo deducibile.

Una seconda bozza di decreto riguarda l’internazionalizzazione e contiene una revisione degli incentivi per i lavoratori impatriati, ora limitati nell’ammontare e riservati solo a soggetti con elevata qualificazione. Altre misure aggiornano e semplificano le regole sulla residenza fiscale anche a scopo antielusivo, e viene avviata per le multinazionali la global minimum tax.

Altri decreti di riforma sono attesi nei prossimi giorni con maggiori garanzie in materia di controlli fiscali e tutela dei contribuenti, e con novità sul processo tributario.

È ancora presto per formulare giudizi sulla manovra. I testi definitivi non sono pronti, le risorse disponibili sono limitate, il mosaico è complesso, e con diverse tessere da sistemare.

C’è bisogno di una manovra razionale e coerente. Dobbiamo sperare che non ne venga fuori un puzzle indecifrabile.