Le opinioni

Niente regali ai mafiosi, ma per Cospito è esagerato

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di Luigi De Magistris
(Politico e scrittore)

Alfredo Cospito, l’uomo divenuto più famoso d’Italia, è stato condannato per fatti assai gravi, tra cui aver gambizzato un dirigente industriale, e il regime del 41 bis a cui è sottoposto in carcere è per strage, per aver attentato alla sicurezza dello Stato avendo messo una bomba di notte davanti ad una caserma dei carabinieri, non ferendo e uccidendo nessuno. Delitto per il quale è previsto l’ergastolo ostativo. Cospito è, quindi, un delinquente e non un martire.

Ho dubbi che l’episodio della bomba possa configurare proprio il delitto di strage contro la sicurezza dello Stato. Questa tipologia di delitto di strage non è nemmeno nelle condanne per i responsabili delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Già alcune settimane fa avevo ritenuto esagerato il 41 bis per Cospito, a prescindere dallo sciopero della fame che richiedeva immediata assistenza. Attenzione, però, ad equiparare sciopero della fame con revoca del 41 bis, altrimenti avremo la fila dei capi mafia a digiuno. Cospito e i suoi compagni anarchici pubblicamente lottano contro il 41 bis e contro tutte le galere. La soppressione del 41 bis è anche da sempre un obiettivo primario delle organizzazioni mafiose.

È al primo punto della trattativa tra pezzi di Stato e Cosa nostra. Non penso per nulla ad una convergenza anarchici-mafiosi in questo obiettivo, storie troppo agli antipodi, si tratta solo di una oggettiva coincidenza di risultati da perseguire. Il 41 bis è stato fortemente voluto da Giovanni Falcone e dai magistrati antimafia come fondamentale strumento per impedire ai mafiosi più pericolosi di continuare a comandare e decidere dal carcere. La misura è poi prevista anche per i terroristi, e come tale è ritenuto Cospito. Ricordiamo che i mafiosi, non ristretti al 41 bis o nel regime dell’alta sicurezza, hanno non di rado fatto il bello e il cattivo tempo in carcere: ordini, direttive, uso di telefonini, visite non autorizzate, reati, addirittura omicidi, una vita da criminale quasi ordinaria. In un Paese normale non esisterebbe il 41 bis e ci sarebbero carceri con maggiore rispetto per la dignità umana.

Se fossimo uno stato di diritto più autorevole dovremmo avere come prioritaria la riforma delle carceri e del sistema penitenziario. Oggi, però, non si può abolire il 41 bis, anche se va modificato. Va mantenuto, con ancora maggiore rigore, nella parte in cui si impedisce al detenuto di comunicare con l’esterno e con altri detenuti. Si devono recidere i legami mafiosi. Vanno, invece, eliminate tutte quelle applicazioni della misura che consistono in trattamenti disumani: limitazioni di luce, aria, vestiti, libri ed altro. Anzi la funzione rieducativa della pena, di cui all’articolo 27 della Costituzione, richiede che per ogni detenuto si facciano tutti i tentativi per poterlo rieducare.

Oggi eliminare il 41 bis per i mafiosi più pericolosi significa fare un regalo alla mafia in un Paese in cui le mafie sono sempre più forti perché più radicate e mimetizzate nel sistema politico, economico ed istituzionale. E in questa torbida vicenda è accaduto anche che esponenti di primo piano delle istituzioni abbiano utilizzato atti riservati per fini politici. In particolare un deputato, vicepresidente della commissione parlamentare di controllo sui servizi, ha divulgato pubblicamente in Parlamento il contenuto riservato di conversazioni in carcere tra Cospito e due pericolosi boss della camorra e della ’ndrangheta.

Il materiale riservato lo ha ricevuto dal sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri, che aveva accesso alla documentazione. E il ministro della giustizia ha detto che non è accaduto nulla di grave. La lotta alla mafia e al terrorismo richiede grande serietà ed autorevolezza. Il clima sociale è tale che sono necessari la massima professionalità e il più profondo senso istituzionale.