Le opinioni

Pc aziendali guasti: occhio a chi ci mette le mani

Scritto il

di Umberto Rapetto (Generale Gdf – già comandante Nucleo Speciale Frodi Telematiche)

Nell’era dell’usa e getta, un pc o un altro dispositivo che si rompe per molti non è un problema. Spesso si tratta di “macchine” in leasing e qualunque questione sul loro destino è di pertinenza del proprietario locatore. In altri casi si è assicurati e ogni imprevisto viene risarcito grazie ad una provvidenziale polizza che garantisce una copertura straordinaria. In altre circostanze c’è qualcuno in grado di intervenire abbastanza rapidamente e la massiccia concorrenza nel settore lascia immaginare che si troverà quello che per pochi spiccioli consentirà di superare l’impasse.

Un laptop (o personal computer portatile, che ci si capisce meglio) – che casca a terra infrangendo il suo delicatissimo schermo e magari provocando altri guasti meno visibili ma non per questo meno gravi – può essere foriero di legittimi momenti di disperazione. E non solo per la cocente quantificazione del danno…

Una stazione di lavoro – che all’improvviso avverte malfunzionamenti dei dischi fissi al suo interno e scopre di non poter più utilizzare i contenuti gelosamente lì custoditi – può scatenare l’ira anche dei più mansueti.

Chi si limita a conteggiare, alla maniera di Paperon de’ Paperoni, il possibile esborso per rimettere in sesto gli apparecchi è sulla strada sbagliata. Chiunque si concentri sulla fisicità dell’accaduto non ha capito cosa sia grave e quanto lo sia.

Il vero problema non è il contenitore – pur “intelligente” e veloce nell’eseguire gli ordini che gli vengono impartiti – ma il suo prezioso contenuto. Le informazioni – più o meno riservate – che si trovano ad essere protagoniste di determinati sfaceli sono il punto focale.

Partendo dal presupposto che i dati si possono recuperare nella quasi totalità dei casi (eventualmente facendo ricorsi ad interventi “da sala operatoria” presso centri specializzati nel resuscitare supporti di memorizzazione semidistrutti), ogni timore si concentra su chi esegue le relative operazioni.

Sul disco del portatile o del computer da tavolo ci possono essere segreti industriali, accordi commerciali di “fragilità” estrema, dossier confidenziali e magari anche informazioni o contenuti molto personali che sarebbe meglio non andassero in giro.

Chi ci deve lavorare entra nella parte più intima dello strumento informatico e opera quasi fosse un ginecologo o un urologo del bit. Spesso incappa persino in materiale iconografico o video che hanno dettagli proprio di quella natura, ma non è questo di cui si deve temere. Il tecnico è abituato a vedere “la qualunque”, non si scandalizza e forse si stupisce quando non trova certa roba: la sua “attrazione fatale” è, in realtà, per file di carattere professionale e qualche volta cade nella tentazione di estrarne copia “a futura memoria”.

Molti centri di assistenza possono garantire prezzi da “super offerta” perché qualcuno integra i ricavi esigui per le tariffe scontate pagando la differenza e tributando un ricco premio di riconoscenza a chi gli passa sottobanco il “calco” dei dischi di possibile interesse imprenditoriale. L’apparato informatico “ricoverato” per i più diversi motivi è praticamente ostaggio di chi deve intervenire, che non di rado ne “abusa”.

Nel caso del display frantumato si possono evitare sorprese, mandando in riparazione il portatile dopo aver rimosso i dischi al suo interno. Se invece sono proprio i supporti di memorizzazione a manifestare malfunzionamenti è preferibile richiedere una “visita domiciliare”, così da assistere alle operazioni compiute magari con l’ausilio di un esperto terzo che sia pronto ad evitare manovre “furbette”. Se si dispone di un back-up aggiornato (ecco perché è bene provvedere quotidianamente a fare le copie di salvataggio) si può sfruttare l’esemplare di sicurezza per ripartire da capo e fare a meno di “chirurghi” che potrebbero mutilare la nostra riservatezza.