Le opinioni

PNRR, occasione persa se i fondi della transizione green finiranno alle armi per l’Ucraina

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di Luigi De Magistris – Politico e scrittore

Durante la pandemia un piano eccezionale di aiuti economici della Ue al nostro Paese delineò l’intervento sulle croniche debolezze strutturali italiane. Nacque il PNRR. Sono passati due anni e sembra che si tratti ormai di un appuntamento mancato.

Il PNRR doveva servire, soprattutto al Sud dove è più urgente colmare divari, per migliorare e realizzare infrastrutture strategiche quali assi viari stradali, porti e aree interne, linee ferroviarie che rendono quasi impraticabile spostarsi da Napoli a Bari o da Reggio Calabria a Taranto, per non parlare di Sicilia, Basilicata, Molise e Abruzzo. Per ripristinare i diritti negati (qualche giorno fa un giovane di 29 anni in provincia di Cosenza è morto per un ascesso a un dente).

Il PNRR doveva essere soprattutto transizione ecologica, pensiamo alla siccità del nord e alle ricchezze di fonti di acqua ed energetiche pulite al sud, e serviva per creare le infrastrutture necessarie. Napoli è l’unica città che ha attuato il referendum sull’acqua pubblica ed ha creato un’azienda speciale pubblica che fa utili. Eppure presentai al governo un piano per il PNRR per rafforzare la filiera dell’acqua bene comune su tutta la città metropolitana: la risposta fu negativa, mentre avevano finanziato progetti con multinazionali che fanno profitto sui beni comuni.

Si sapeva che uno dei punti deboli per realizzare il Piano era l’inadeguatezza di molti Comuni a progettare le opere, affrontare procedure amministrative, attuarle e poi rendicontarle. Bastava assumere giovani competenti e creare raccordi forti tra strutture statali e i comuni: lo si è fatto nel recente passato per i fondi europei tra città e uffici per la coesione e si è lavorato con risultati ottimi.

Napoli è stata tra le prime città italiane, in collaborazione con funzionari governativi ed europei, per capacità di spesa dei fondi pubblici: opere progettate e realizzate o in ultimazione. Invece si pensa a dare con l’autonomia differenziata poteri enormi alle regioni che sono il massimo della burocrazia, spesso dell’inefficienza politica e non di rado delle profonde collusioni criminali.

Il parlamento europeo ora vota per la variante che sposta denari del Pnrr dalla transizione ecologica alle armi al governo ucraino. Non più fonti rinnovabili per salvare l’umanità ma armi per distruggerla. E poi quando chiediamo diritti e servizi, per cittadini, famiglie, imprese, enti locali, ci viene risposto che non ci sono soldi come ci dice l’Europa.

I diritti dovrebbero venire prima dell’austerità, ma quando li vogliono trovare i soldi escono, come per le armi. Poi tra qualche anno vedremo diritti ancora più negati perché dovremo riparare ai buchi finanziari ed economici realizzati con la guerra. Aspettiamoci anche che, messi gli enti locali in condizione di non funzionare, qualcuno proponga di destinare i fondi solo a chi è più ricco e più rapido e allora ci manca solo che si dica “diamoli alla borghesia mafiosa che sa spenderli, senza burocrazia e con l’efficacia letale delle mafie”.

Si sta perdendo un’occasione storica, se tutto va bene alla fine saranno compiute una serie di opere, anche utili, che prima le amministrazioni non riuscivano a realizzare per carenza di fondi, ma non sono quelle strategiche per mettere in atto la riconversione ecologica, i diritti fondamentali negati, le infrastrutture, il lavoro, la riduzione delle disuguaglianze territoriali, sociali ed economiche. Si rischia di consumare la più grande opera di distrazione di denaro pubblico per colpa di una classe dirigente sempre più inadeguata, incapace e trafitta dalla questione morale.