Le opinioni

Se la giustizia funziona male, anche la legalità non sta troppo bene

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di Luigi De Magistris – Politico e scrittore

In Italia la giustizia non funziona bene. I processi penali durano troppo, non è garantita la parità tra accusa e difesa, la certezza del diritto non c’è, nemmeno la certezza della pena quando la sentenza di condanna diviene definitiva, mentre il processo stesso diviene una pena per tutte le parti e la custodia cautelare, una sorta di anticipazione della pena, viene non di rado utilizzata in maniera eccessiva. Per non parlare dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, perché abbiamo sempre più spesso una giustizia con la spada di latta nei confronti dei potenti e con la spada di ferro nei confronti dei più deboli. È sufficiente entrare in un carcere, luoghi in cui spesso ogni diritto è mortificato, per rendersi conto della platea umana: non corrotti, corruttori, grandi truffatori, predatori del denaro pubblico, devastatori dell’ambiente, ma mariuoli, spacciatori, rapinatori, estorsori, assassini, immigrati clandestini.

Il processo del lavoro ha tempi talmente lunghi da essere un’offesa al diritto al lavoro che è il primo articolo della Costituzione. Il processo civile, oltre che corsa ad ostacoli per l’affermazione dei diritti fondamentali, è sempre più una giustizia per ricchi (per i costi di ogni causa). La giustizia tributaria è un’altra disciplina olimpionica senza medaglie.

Le colpe del mal funzionamento sono tante ma i rimedi che propone il governo sono ancora peggiori del male. Si elimina l’abuso d’ufficio per tutelare soprattutto i politici e per evitare che dalle indagini sugli abusi si arrivi a peculati, truffe milionarie, corruzioni, concussioni, peculati ed associazioni per delinquere. È giusto, poi, che non vadano sui media conversazioni telefoniche non rilevanti per i reati ma il governo riduce le intercettazioni e quindi meno criminali verranno scoperti. Si eliminano i controlli della Corte dei conti sulla gestione della cosa pubblica affinché una parte della politica possa avere mani libere per mettere le mani in pasta. Invece di semplificare le procedure di affidamenti di servizi e lavori pubblici si eliminano le procedure di gare concorrenziali e si affida alla politica di scegliersi le imprese. Ne godranno i benefici le imprese che vanno a braccetto con la politica e non certo quelle libere e fuori dal sistema.

Il governo invece di intervenire sui tempi dei processi e per realizzare un giusto processo limita la possibilità di arrestare per reati commessi dai colletti bianchi in modo da creare anche una giustizia di classe. Il Governo conta sull’opposizione parlamentare debole e in parte accondiscendente, approfitta di una magistratura debole, anche per sue gravi colpe, e di un paese con altre priorità, per assestare colpi vendicativi finali nei confronti della parte sana della magistratura, per creare uno scudo di impunità ai poteri forti, per poi proporre di portare il pubblico ministero sotto l’orbita del potere esecutivo in tal modo distruggendo autonomia ed indipendenza della magistratura e il principio di uguaglianza di fronte alla legge.

Nello stato di diritto se non esiste un bilanciamento di poteri viene meno la democrazia. Il livello di corruzione e di mimetizzazione delle mafie nel nostro Paese è poi assai alto ed arriva fino al cuore dello Stato. Ma lo Stato non si vuol far processare ed è uno scandalo che il nostro Paese non conosca la verità su tanti fatti sconvolgenti che hanno insanguinato l’Italia.

Chi ricerca giustizia e verità poi viene sistematicamente ostacolato dal sistema che ha contaminato le istituzioni ed usa i proiettili istituzionali per fermare chi non si omologa. La P2 di Gelli voleva la Repubblica Presidenziale, l’annullamento della centralità del Parlamento, la criminalizzazione del dissenso, la concentrazione dei poteri, il controllo della stampa e della magistratura. È il conflitto tra legalità e giustizia.