Le opinioni

Vademecum social per la scelta di amici e uso di immagini

Scritto il

di Umberto Rapetto – Generale Gdf – già comandante Nucleo Speciale Frodi Telematiche

Appena sbarcati sui social è fin troppo naturale il desiderio di familiarizzare. La stessa piattaforma suggerisce di contattare persone di cui presume la conoscenza nel mondo reale, a cominciare dai soggetti nella cui rubrica di posta elettronica compare l’indirizzo email di chi si è appena iscritto. Nonostante si sia arrivati da poco, alcuni elementi informativi sul nostro conto sono già stati “catturati” dal social network magari attraverso l’invito a farsi aiutare a rintracciare amici, colleghi, parenti e altri soggetti con cui possono esserci le più diverse relazioni.

A mio avviso accontentiamoci di quel che il social già sa di noi e rifiutiamo la generosa offerta di essere guidati nella ricerca di chicchessia. Meglio procedere autonomamente a trovare amici su Facebook, contatti su LinkedIn o persone da seguire su Twitter o Instagram.

La scelta degli interlocutori è attività delicata ed è preferibile provvedere con calma e solo dopo aver fatto qualche piccolo riscontro. La cautela non è mai troppa.

Sui social è terribilmente diffuso il fenomeno dei “profili fake”, iscritti non corrispondenti realmente all’identità dichiarata e magari supportati da immagini rubate alla persona cui qualche malandrino si è sostituito. Ci si deve muovere quindi con circospezione e soprattutto senza fretta.

È bene cominciare a prendere contatto solo con soggetti sulle cui pagine ci sono elementi sufficienti a confermare che non si tratti di un “falso”. Poco alla volta, acquisita confidenza con l’ambiente virtuale in cui ci si è calati, si potranno allargare la propria cerchia di amici e la rete di contatti professionali.

È fin troppo evidente che l’utente fresco di ingresso si accorge della grande abbondanza di immagini e di video.

Ci si trova di tutto e proprio la grande varietà di contenuti incentiva a curiosare. Nel vedere così tanta roba è istintivo desiderare di contribuire ad alimentare una così assortita galleria. Viene subito voglia di mettere online qualcosa che ci riguardi, quasi a voler dimostrare di essere presenti e soprattutto di non esser da meno degli altri “abitanti” di questo pianeta appena scoperto.

Se da una parte non si resiste ad impicciarsi di fatti e vicende altrui, si innesca quasi automaticamente un meccanismo di marcato esibizionismo che spinge a tramutarsi da spettatori passivi in vivaci protagonisti di quella simpatica aggregazione. Prima di scatenarsi nella pubblicazione di fotografie e filmati, occorre prendere in considerazione quale sarà il destino di quei file. Una volta online, quelle immagini e quei video potranno essere scaricati e utilizzati maliziosamente da qualche individuo sicuramente non animato da buoni propositi.

Anche se sgradevoli fotomontaggi o altre operazioni grafiche non sono alla portata di tutti, il semplice reimpiego di una “istantanea” in un contesto “fuori luogo” può rivelarsi spiacevole.

Ma i timori possono anche essere altri.Un esempio? I reportage delle proprie vacanze – specie se contestuali all’emozionante momento di relax in chissà quale angolo del mondo – sono spesso un utile indizio per i banditi che hanno in mente di svaligiare l’appartamento e che in questo modo hanno certezza che i padroni di casa sono lontani centinaia o migliaia di chilometri ancora per chissà quanti giorni. È opportuno poi evitare la pubblicazione di foto e video che includono altre persone senza aver prima ottenuto il consenso degli interessati che, probabilmente, non hanno alcuna intenzione di far sapere di essere stati in una certa località o in compagnia di chissà chi o che semplicemente pretendono il rispetto della riservatezza della propria vita personale.