Nel Mondo delle Pmi

A Napoli si testa la salute senza gravità

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di Maria Cava

Esperimenti per la salute dell’uomo in condizioni di microgravità. Lo spazio è un luogo di indagine privilegiato per comprendere molte cose sul funzionamento del corpo umano.

Prevenzione dell’osteoporosi a partire dalle vinacce e il comportamento delle cellule ovariche nello spazio, sono alcuni dei fenomeni oggetto delle ricerche spaziali. Lo sanno bene i professionisti e gli esperti del team di Space Factory, nata nel 2015, a Napoli, nell’ambito del bando Smart&Start di Invitalia e che si occupa di sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti e servizi innovativi nel settore spaziale.

«Tra gli obiettivi strategici di Space Factory – spiega Norberto Salza, direttore generale della startup – ci sono customizzare e commercializzare un prodotto innovativo brevettato denominato MiniLab e le sue future evoluzioni. Si tratta di un mini laboratorio realizzato con la società consortile Aerospace laboratories for innovative components (Ali) e il Microgravity advanced research and support center (MarsCenter) per effettuare esperimenti nello spazio in condizioni di microgravità».

Tra gli esperimenti di cui Space Factory si è resa protagonista c’è ReADI-FP, avvenuto a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss) e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, per testare molecole provenienti dalle vinacce per la prevenzione dell’osteoporosi nei voli spaziali, un fenomeno molto sentito dagli astronauti, ma utile anche al miglioramento delle terapie anti-osteoporotiche sulla Terra. La sperimentazione si è avvalsa di partner di eccellenza quali la Nanoracks space outpost Europe, per le attività di lancio, operazioni e recupero, e l’azienda vinicola Mastroberardino, che ha fornito le vinacce. ReADI-FP è stato lanciato il 29 agosto 2021 dalla base di lancio Kennedy, in Florida, e ha raggiunto la Iss su con la capsula cargo Dragon 23 di Space X il 31 agosto.

Ovospace è invece il nome del secondo esperimento, sempre contenuto nel MiniLab (e finanziato dall’Asi). È stato ideato dall’Università La Sapienza di Roma con lo scopo di indagare, per la prima volta nella storia della sperimentazione extraterrestre, il ruolo della microgravità sullo sviluppo delle cellule ovariche. L’assenza di gravità può compromettere, infatti, la funzione ovarica e lo sviluppo fisiologico degli esseri viventi. Studiare come l’ambiente spaziale influisce su questi aspetti diventa fondamentale in previsione di futuri programmi di insediamento umano e permanenza di lunga durata nello spazio profondo. L’esperimento ha utilizzato culture di cellule ovariche bovine incubate a 37°C per 72 ore in orbita prima di tornare sulla Terra per essere analizzate.

Nell’agosto del 2021, il primo MiniLab ospitante un esperimento, ha ottenuto la certificazione della Nasa a seguito della sua qualifica in volo sulla Stazione spaziale internazionale, propedeutica alla sua produzione in serie e commercializzazione. Il deposito del brevetto MiniLab è avvenuto attraverso la società MarsCenter nel luglio di quest’anno. Il lancio per il secondo esperimento ReADI è previsto quest’anno.

«Ma non è tutto», continua Salza. «Vogliamo dotare i veicoli spaziali di nuova generazione della classe dei micro-mini satelliti/spacecraft della piattaforma tecnologica Irene, al fine di consentirne il rientro autonomo dallo spazio e il loro riutilizzo, riducendo peraltro anche il fenomeno crescente dei debris (rottami, ndr) e intendiamo sviluppare un servizio commerciale per esperimenti scientifici e tecnologici in condizioni di microgravità, utilizzando uno o più MiniLab come payload/carico utile, attraverso mini-satelliti proprietari Irenesat-Orbital, con capacità autonoma di rientro dallo spazio, realizzati in collaborazione con il Centro italiano ricerche aerospaziali e  la società Ali».

L’obiettivo da raggiungere in un futuro non troppo lontano è rendersi indipendenti dall’Iss e condurre i test in microgravità in modo autonomo con risparmio di tempo e di costi. Space Factory lavora a una innovativa configurazione che consente il controllo dell’intera filiera produttiva, soluzioni commerciali low cost per il lancio, indipendenza da terzi per il rientro dallo Spazio e controllo del calendario dei servizi in orbita.

Ha pianificato, tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, la missione del mini-satellite Irenesat-Orbital con più MiniLab quale carico utile, attivando così il servizio commerciale di esperimenti scientifici in condizioni di microgravità.

A Napoli il Polo delle attività aerospaziali

Space Factory è ubicata nell’area industriale di Napoli est presso il Polo Tecnologico Aerospaziale “Fabbrica dell’Innovazione” che si estende su di una superficie di circa 3mila metri quadri tra uffici, laboratori e aree espositive. In particolare, il laboratorio Officina dello Spazio è la più grande area allestita nel Mezzogiorno per la progettazione e sviluppo di prototipi spaziali per esperimenti in condizione di microgravità. Nel passato, la struttura ha ospitato la direzione della fabbrica metallurgica Mecfond, poi la storica società spaziale in ambito della ricerca e sviluppo in condizioni di microgravità MarsCenter e, successivamente, la società Telespazio del Gruppo Leonardo. Attualmente nella struttura del polo, oltre Space Factory, sono presenti le sedi di Ali, MarsCenter, Aeneaspace, Endurosat Italia (quest’ultima leader europeo nella progettazione e sviluppo di Cubesat).

La piattaforma per il rientro autonomo dei sistemi spaziali

Ali ha ideato, sviluppato e brevettato la piattaforma tecnologica di rientro Irene (acronimo di Italian ReEntry NacellE) che rappresenta una soluzione unica e originale a livello internazionale per dotare sistemi spaziali di una capacità di rientro autonomo dallo Spazio. Il principale scopo della tecnologia è quello di riportare sulla terra esperimenti scientifici condotti nello spazio, in condizione di microgravità, proteggendoli dall’enorme calore che si genera a causa dell’attrito con l’atmosfera.

Dimostratore IRENE
Dimostratore IRENE

La soluzione tecnologica di Irene consiste essenzialmente in uno scudo di protezione flessibile e un sistema di dispiegamento che consente a tale scudo di essere aperto. Questa speciale configurazione (detta “a ombrello”) è una delle principali caratteristiche del sistema: lo scudo non è infatti rigido, come siamo normalmente abituati a vedere e immaginare nei sistemi che rientrano dallo Spazio ma, trattandosi di un tessuto, risulta flessibile.

Uno dei benefici di questo sistema è economico. Il costo per lanciare in orbita un oggetto dipende, infatti, anche dallo spazio che questo occupa all’interno del razzo vettore. Irene, al lancio, si trova nella sua configurazione chiusa, occupando uno spazio molto ridotto.