Nel Mondo delle Pmi

Made in Brianza il robot cognitivo che svolge i lavori più duri

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È alto un metro e 85, pesa 120 chili, è di sana e robusta costituzione tanto che la sua missione sono i lavori più usuranti e faticosi dal punto di vista psicologico e fisico. RoBee, questo è il suo nome, è il primo robot umanoide dotato di intelligenza artificiale, tutto made in Italy, disponibile sul mercato. A svilupparlo la brianzola Oversonics Robotics, nata nel 2020 dall’incontro di Fabio Puglia, attuale presidente, una laurea in fisica e matematica con indirizzo in astrofisica all’Università Statale di Milano ed esperienze nel water management e con la Nasa, con Paolo Denti, amministratore delegato, una laurea in statistica ed esperienze in Benetton Sportsystem negli Stati Uniti, Nordica e Tecnica (scarponi da sci) per poi diventare amministratore delegato di Thun, l’azienda altoatesina che produce i celebri angioletti.

«Ci siamo conosciuti durante la pandemia – racconta Denti -: lui stava progettando un robot zero gravity per la Nasa, io l’ho riportato a terra mettendogli dei paletti. Lui fa sempre ricerca, dice che c’è sempre qualcosa di meglio da raggiungere. Per me invece i costi devono avere una ragione industriale ed essere sostenibili; i robot, se devono aiutarci, devono avere un’autonomia superiore all’ora e tutto dev’essere certificato. Insomma, lui fa il ricercatore e il tecnico, io l’imprenditore».

Proprio la pandemia ha fatto scoccare la scintilla: «La cronaca ci restituiva quotidianamente notizie di medici, infermieri e personale sanitario deceduti a seguito di contagio da Covid. Mi chiedevo come, con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione, non fosse possibile ridurre il rischio di alcuni lavoratori: ebbi modo di vedere il prototipo del robot a cui Puglia stava lavorando, assieme ai suoi collaboratori, e ne intuii subito le potenzialità».

Il risultato è RoBee: «Abbiamo scelto un nome breve, che fosse valido per tutte le lingue. Contiene la parola bee (ape) per richiamare la laboriosità e il lavorare nello sciame. La macchina è certificata per lavorare in azienda, 40 giunti mobili le consentono la mobilità degli arti. Dispositivi di presa intercambiabili (pinze elettromagnetiche o ventose o, più raramente, mani meccaniche) le consentono di eseguire in maniera efficace diversi task, funzionali ad attività relazionali (quindi per semplici gesti come indicare o contare) o alla manipolazione di oggetti. L’interazione con lo spazio circostante avviene attraverso complessi algoritmi attivati da un set completo di sensori che, tramite computer vision, consentono a Robee di riconoscere oggetti e persone, muoversi agevolmente e in sicurezza in spazi condivisi con il pubblico e selezionare in ogni occasione il comportamento più adeguato. È in grado di dialogare tramite voicebot, che implementa competenze di linguaggio sviluppate attraverso piattaforma Open AI. Non ha piedi ma ruote perché pensiamo che permettano meglio a un robot di muoversi nelle fabbriche».

Per ora RoBee è destinato ad attività usuranti («è certificato per lavorare in azienda») in affiancamento ai lavoratori. Si pensi non solo ai settori meccanici, ma anche a quello chimico. Un modello più piccolo (il nome c’è già: MedBee) è in fase sperimentale per usi medicali: «Pensiamo possa essere utile nella riabilitazione neurologica: perché oggi queste terapie non sono basate sulle esigenze del paziente ma sulla disponibilità di operatori. Con RoBee si potrebbe dare continuità: d’altronde ha una autonomia di ben otto ore. Immaginiamo anche usi in reparti Covid dove c’è il rischio di contrarre malattie».

La scelta della forma umanoide «è perché la tecnologia deve avvicinarsi all’uomo, non il contrario. L’uomo non deve ingegnerizzarsi. Se il commesso del negozio di abbigliamento sta tutto il giorno attaccato al tablet, risulta disumanizzato. La tecnologia deve aiutarci davvero, altrimenti ci distanzierà sempre di più. Quante volte per colpa del navigatore, siamo finiti all’imboccatura di un tunnel solo pedonale?». Di qui la scelta della forma umana, occhi compresi: «RoBee è comandato anche con comandi vocali, l’ingaggio è attraverso i suoi occhi, che riconoscono i suoi amministratori. La forma umanoide favorisce la comunicazione con l’uomo». Dunque non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale? «Intelligenza artificiale è un termine sbagliato. L’AI si basa su tante variabili che danno un output logico se alla base hanno una mole di dati che abbiamo inserito. Se non abbiamo inserito i dati, la macchina darà risposte sbagliate, come nel caso del tunnel pedonale».

«Nel nostro caso l’AI è fisicizzata, il robot lo si vede, capisce, ascolta, fa meno paura di qualcosa che magari agisce nascosto dentro a un pc… Come società benefit abbiamo obiettivi nel profitto e nelle ricadute sociali. Non abbiamo fini bellici, né vogliamo che i nostri clienti li abbiano. Vendiamo solo a chi sottoscrive l’impegno di permetterci di controllare l’uso delle macchine. Peraltro già con la telemetria siamo in grado di fare controlli e manutenzione a distanza».

Coi clienti Oversonic Robotics «fa screening: non vendiamo un giochino commerciale, valutiamo il cliente, facciamo un sopralluogo da lui, verifichiamo cosa gli serve, se le esigenze che ha possono essere soddisfatte da RoBee. A Besana Brianza oggi siamo in grado di produrre 300 RoBee all’anno. Se arriva un’azienda che ne vuole tremila tutti uguali, non c’è problema. Il problema c’è se li vuole diversificati. Già oggi ogni nostro cliente (manifatture in ambito meccanico e plastico, aziende chimiche) vuole un RoBee customizzato, soprattutto sul software. Per ora vendiamo solo in Italia, dove c’è una normativa, in tema di robotica, stringente e definita. Il nostro Paese è ai vertici in questo campo, da innovatore. Tra i nostri clienti ci sono anche due aziende tedesche, tramite le loro filiali italiane».

«RoBee costa 140mila euro
I primi profitti? forse dal 2023»

Ma quanto costa RoBee? Dopo due anni di ricerca, da metà 2023 Oversonic Robotics ha iniziato le prime consegne: «Ogni esemplare – racconta Denti – costa circa 140mila euro. Per ora commercializziamo solo la versione industriale: il prototipo per la sanità è in fase di sperimentazione a Rovereto». Oversonic Robotics, oltre alla sede principale produttiva di Besana Brianza (Monza Brianza) ha infatti uffici e uno showroom a Milano e una base di ricerca a Rovereto, nel polo Meccatronica della società Trentino Sviluppo Spa, denominata Oversonic BioScience. I dipendenti sono una sessantina, di cui 48 ingegneri (30 informatici), italiani e stranieri che hanno concluso i loro studi in Italia. Gli altri dipendenti sono tecnici meccatronici, amministrativi, commerciali. «Il cuore di RoBee è una piattaforma digitale di intelligenza artificiale più i componenti meccatronici, in 120 chili di peso». Profitti? «Per ora grandi perdite per investimenti, inizieremo forse nel 2023 a fare profitti. Ma siamo consapevoli di tutto questo, noi e i nostri soci, tutti italiani. L’ultimo aumento di capitale, lo scorso luglio, ha visto protagonista un fondo italiano. C’è una sfida da vincere, l’utilità della nostra intuizione è chiara».