Nel Mondo delle Pmi

Crisi Mar Rosso, l’allarme delle Pmi: «Il Made in Italy ha già perso 9 miliardi»

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di Giuseppe Marcata

«Negli ultimi tre mesi l’Italia ha perso 3,3 miliardi di euro per mancate o ritardate esportazioni e 5,5 miliardi per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri. Chiediamo al ministro Adolfo Urso di intervenire per salvare il Made in Italy, un mercato da oltre 500 miliardi che da solo vale circa il 30% del Pil del Paese»

Da Confimprenditori arriva l’ennesimo allarme sulle ripercussioni economiche della crisi nel Mar Rosso: «Servono decisioni immediate e concrete per sostenere questo settore – ha sottolineato il presidente, Stefano Ruvolo – e scongiurare una crisi economica che potrebbe rivelarsi disastrosa per l’intero sistema Italia».

«Dopo essersi seduta al tavolo con i sindacati, con il popolo dei trattori e con gli imprenditori della Silicon Valley, chiediamo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di confrontarsi con il popolo degli imprenditori italiani»

ha detto Ruvolo, in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati del report sulla crisi nel Mar Rosso. «Tra i nostri associati non abbiamo aziende che porteranno l’uomo su Marte, ma le piccole e medie imprese sono il motore della nostra economia. Aiutare il popolo degli imprenditori significa salvare il tessuto economico italiano».

Le imprese continuano a lanciare allarmi sulla situazione critica che si è venuta a creare nel Mar Rosso, dove i traffici commerciali da dicembre sono drasticamente calati a causa degli attacchi terroristici da parte degli Houthi lungo le coste dello Yemen. Situazione che costringe le navi a cercare rotte alternative più lunghe, con un aumento dei tempi e soprattutto dei costi, tra straordinari agli equipaggi, carburante supplementare, noli rincarati e assicurazioni. I prezzi vanno alle stelle, le merci deperibili si deprezzano, le fabbriche rallentano per mancanza di componenti e materie prime, l’export langue. Qualcuno tenta vie alternative come treni o aerei, ma i sovraccosti sono gli stessi se non di più. Con il Mediterraneo che rischia di essere tagliato fuori.

«A soffrire di più in Europa la crisi del Medio Oriente sono le piccole e medie imprese italiane – ha sottolineato il numero uno di Confimprenditori – La loro quota di export manifatturiero diretto nei Paesi extra Ue è pari al 32,7% del totale europeo, con un valore addirittura doppio rispetto alle omologhe imprese tedesche. Il mercato import ed export via mare vale per l’Italia 254 miliardi di euro. Oggi il traffico marittimo sul Mediterraneo è già in calo a vantaggio dei porti del Nord Europa.

Se questa situazione dovesse protrarsi, il fattore di crisi, ossia la scelta di porti nord europei, potrebbe diventare l’unica alternativa per il commercio, con ripercussioni ancora più negative per l’Italia. Chiediamo allo Stato di comportarsi da socio di maggioranza delle nostre piccole e medie imprese e di investire nuovo capitale nell’azienda Italia. Aiutare le piccole e medie imprese ad affrontare questa crisi significa sostenere il Made in Italy e salvare la nostra economia».

La piattaforma PortWatch del FMI certifica che il volume del transito attraverso il Canale di Suez, che collega il Mar Rosso al Mediterraneo, è diminuito del 37% tra il 1° e il 16 gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E secondo il Pentagono, dal 19 novembre i ribelli Houthi, che controllano ampie zone dello Yemen, hanno compiuto più di 35 attacchi contro navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, interrompendo il traffico marittimo in quest’area cruciale, attraverso la quale passa fino al 12% del commercio mondiale.

Gli Stati Uniti hanno creato una coalizione per pattugliare il Mar Rosso e proteggere il traffico marittimo dagli attacchi degli Houthi, ribelli sostenuti dall’Iran che utilizzano missili telecomandati, droni e barchini, ma senza finora ottenere un arresto degli assalti. Ora anche l’Europa scende in campo con la missione Aspides: a un mese e mezzo dai primi annunci, l’operazione militare europea guidata in mare dall’Italia e a terra dalla Grecia è pronta a fare da scudo alle navi commerciali dei Ventisette. Ma i tempi lunghi delle operazioni mal si conciliano con quelli dei mercati.