Nel Mondo delle Pmi

I re dei carburatori sempre in sella, ora la conquista della mobilità 2.0

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Il loro nome è associato in maniera pressoché indissolubile con quello che è stato il loro primo prodotto: i carburatori. Ma, in realtà, Dellorto rappresenta un marchio leader per uno spettro molto più ampio di prodotti, compresi i sistemi di iniezione elettronica per auto e moto e tutte le componenti dei powertrain elettrici che muovono scooter, monopattini e quadricicli nelle nostre città.

Questa azienda brianzola nata nel 1933 a Seregno (Monza e Brianza) dalla passione per le moto di Gaetano Dell’Orto, è infatti stata capace di attraversare 90 anni di storia e due cambiamenti epocali come l’avvento del motore a iniezione elettronica e quello del motore elettrico cavalcando le novità anziché venirne travolta. E lo ha fatto mantenendo da un lato la forma della realtà famigliare, dall’altro una solidità che gruppi molto più grandi non sono riusciti a mostrare.

«Mio nonno e i suoi fratelli hanno fondato l’azienda per una passione legata alle moto», racconta Andrea Dell’Orto, vicepresidente esecutivo del gruppo, che oggi ha il proprio quartier generale a Cabiate, nella Brianza comasca, e unità produttive anche in India e in Cina, per un totale di oltre mille dipendenti. «All’epoca c’era un solo produttore di carburatori, un’azienda inglese, e loro vollero proporre un prodotto che si identificasse immediatamente come italiano. Se nei primi decenni la produzione fu limitata a carburatori per moto, negli anni 60 si allargò a quelli per le auto, prima per Alfa Romeo e Lancia, poi anche per brand stranieri»

Di lì a pochi anni l’azienda incontrò sul proprio percorso il primo grosso cambiamento: l’avvento dell’iniezione elettronica. «Erano gli anni 80 e la tecnologia fece un salto, al quale noi fummo rapidi ad adeguarci», spiega Dell’Orto.

Mentre molti concorrenti, anche assai più strutturati in termini di risorse e personale, venivano estromessi dal mercato, la Dellorto riuscì così ad affrontare questa vera e propria rivoluzione rafforzando la propria posizione.

«Il fatto di essere un’azienda famigliare ci ha sempre consentito di prendere delle decisioni, anche critiche, in maniera molto rapida, e di anticipare certi investimenti che ci hanno garantito un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza», sottolinea il vicepresidente. «Noi abbiamo sempre investito una percentuale importante del fatturato, fino al’8%, sull’innovazione del prodotto e dei processi»

Il resto l’ha fatto il legame storico con il mondo del racing, che ha nel circuito automobilistico di Monza uno dei propri luoghi simbolo a livello globale.

«Il fatto di lavorare per nicchie di alta gamma, come le moto impegnate nel motomondiale e le auto sportive ad alte performance, ci ha sempre consentito di sviluppare competenze e know-how preziosi», spiega Dell’Orto

Così l’azienda ha progressivamente allargato i propri mercati. E conquistato prima l’Europa e poi Paesi extra Ue come India e Cina. Non basta.

«Negli ultimi anni abbiamo sviluppato una serie di competenze e prodotti legati alla mobilità elettrica nelle città: dal monopattino allo scooter elettrico, fino al quadriciclo elettrico», spiega il vicepresidente del gruppo. «Noi facciamo tutte le componenti di un powertrain elettrico, comprese le batterie che produciamo direttamente in Cina, e il motore, che realizziamo in partnership con una serie di imprese italiane». 

Nessuna sorpresa, quindi, che Dellorto abbia chiuso il 2022 con un fatturato di 135 milioni di euro, consolidando la crescita in doppia cifra registrata negli ultimi 3-4 anni. Né che per il futuro punti a consolidare la propria presenza sui mercati di Usa e Messico, dove al momento «riforniamo i costruttori di moto d’acqua, motoslitte e quad», sfruttando tutte le opportunità offerte dalla mobilità sostenibile. 

La “seconda vita” grazie a ricambi per mezzi d’epoca e motorsport

 

Da sinistra: Davide, Andrea, Giuseppe e Luca Dell’Orto

Se non è una seconda giovinezza, poco ci manca. Nonostante la transizione ecologica e la mobilità elettrica farebbero pensare a un progressivo declino della richiesta di carburatori, in realtà il mercato sta conoscendo una fase di forte domanda.

Merito soprattutto della ripresa dell’aftermarket, cioè del mercato delle parti di ricambio, che dal Covid in avanti ha vissuto una fortuna senza precedenti. «Durante la fase più critica della pandemia tanti in Europa e negli Stati Uniti hanno riscoperto vecchi mezzi che avevano in casa», spiega Andrea Dell’Orto, vicepresidente esecutivo del gruppo Dellorto. «Questo ha fatto crescere del 20-25% le richieste di carburatori, il cui mercato aftermarket ha peraltro rappresentato storicamente una parte importante per il nostro gruppo, tanto da pesare tra il 10 e il 12% in termini di fatturato».

Oggi Dellorto produce circa 35 mila carburatori al mese destinati al mercato nazionale, a quello europeo e a quello nordamericano. «Lavoriamo 24 ore su 24 per soddisfare la domanda, su tre turni di 8 ore ciascuno, e per il 90° anniversario abbiamo anche lanciato un carburatore speciale, di colore nero, destinato ai tanti appassionati del motorsport e specificamente pensato per il solo uso agonistico», prosegue Dell’Orto. «Tra l’altro si tratta di un settore dove la concorrenza è relativa, perché chi ha una moto o un’auto d’epoca tendenzialmente si orienta direttamente su Dellorto quando deve sostituire il carburatore». Meglio di così…