Economia della Conoscenza

Alla ricerca della “nota” filosofale

Scritto il

di Beppe Ceccato

Nanni Gaias, 27 anni, è un batterista e polistrumentista sardo nato a Berchidda (Sassari). Uno cresciuto a banda e Fresu (anche il famoso Paolo, berchiddese doc, ha iniziato la sua carriera molti anni prima, proprio nella stessa fanfara di paese, vera e propria istituzione). Nanni, dopo un paio di interessanti Ep, tra cui T.O.T.B. – Think Outside The Box (da ascoltare), del 2020, ha pubblicato via Tǔk Music, Quattro, il suo primo lavoro, un concept album con molte partecipazioni, connubio di generi che si possono riassumere nei quattro pilastri su cui si fonda il suo “essere” musicista: Dub, Afrobeat, Funk e Soul.

Un disco dichiaratamente alchemico, visto che le fondamenta di questo lavoro ricalcano i quattro passaggi per trasformare il vil metallo in oro. La pietra filosofale di Gaias è riuscire a creare con quei generi un genere proprio. Un lavoro profondamente jazz nelle intenzioni.

Il jazz è un’attitudine.

Mi suggerisce Nanni. In Cerchio canta: Quattro come il primo respiro/ Quattro sono i corpi di me stesso/ Le vite, gli umori, le stagioni, quattro/ Si nasconde dentro le mie emozioni/ Quattro sono i passi del vento/ Sono i segni del tempo/ Quattro come le luci in cui ognuno crede/ Minimali e lucide/ Linee periferiche/ Liberano il confine permeabile/ Dove il suono trasforma le regole.

E quattro sono anche le ripartizioni dei brani che seguono alla lettera il processo alchemico. Si parte con Nigredo ‘lude che preannuncia tre brani con impronta Afrobeat, per proseguire con Albedo ‘lude dove si passa diretti all’hip hop, mentre Citrinitas ‘lude annuncia “la fase della luce” che Gaias pensa in Dub e Reggae, prima di entrare nel Rubedo ‘lude, dove si arriva al rosso rubino, il colore della pietra filosofale che tradotto in musica è il R&B e il Soul.

Rubio, il brano musicale che chiude il disco è la summa di questo percorso. La chitarra del suo inseparabile amico e collega Giuseppe Spanu, Emanuele Contis al sax e Sebastiano Dessaney al contrabbasso, è un blues primordiale dove si sentono nitide le atmosfere nordafricane: «L’ho voluta come una ballad, mi intrippo come un pazzo con le accordature aperte. Dentro ci trovi il mondo magrebino, i Tinariwen, Bombino fusi con la cultura sarda», racconta.

Non manca Paolo Fresu che lo accompagna assieme al rapper Tormento in Sogno in Loop. Tra le collaborazioni, oltre a Luca Aquino, da segnalare anche quelle di Zamua e Bonnot. Musica fresca, hip hop vero e non banalizzato dai soliti beat prestampati, sottili ricami sonori alla batteria. Gran bel disco…