Economia della Conoscenza

Aziende, fondazioni, hotel:ecco dove sgorga il design

Scritto il

di Beppe Ceccato

La domanda che ci siamo posti e da cui è nato questo libro non è: «Cos’è il design» ma: «Dov’è?». L’incipit de I luoghi del design in Italia – quattordici viaggi d’autore alle sorgenti del progetto (Baldini-Castoldi, 304 pagg. 22 euro) dice tutto. Un’avventura nel design, un libro di viaggio motivante e appassionato. Come degli Indiana Jones gli autori, Antonella Galli e Pierluigi Masini, sono andati a scoprirlo tra musei, fondazioni, aziende, centri studi e persino in un hotel, dal nord al sud Italia. Per raccontare ciò che ci appartiene geneticamente e che ci invidiano in tutto il mondo.

Qual è stato il motore che vi ha spinto a scrivere?

Antonella Galli. Avvicinare più persone possibili al design scrivendo non un saggio teorico bensì un saggio narrativo.

Pierluigi Masini. Abbiamo scelto una serie di luoghi (alcuni dovevano esserci, come la Triennale e l’ADI Design Museum – Compasso d’Oro di Milano) che si trovano in più regioni per far capire che il design non è solo appannaggio del capoluogo lombardo o della Brianza.

Avete evidenziato caratteri comuni tra i grandi industriali, designer, imprenditori?

A.G. Il primo è la capacità di pensiero laterale che accomuna progettisti, architetti, editori, figure ibride come Berengo che è tante cose insieme: riescono ad approcciare problemi e situazioni con uno sguardo che non percorre le strade consuete e logiche. La seconda è l’entusiasmo. Tutte queste figure da Magistretti a Castiglioni, da Ponti a Sottsass, così come gli imprenditori con cui collaboravano avevano in comune una passione travolgente. Più vai a fondo più ti accorgi che c’è un sacro fuoco, lo stesso che trovi nell’arte, che porta a sviluppare progetti, innovare, cambiare.

C’è differenza tra oggi e chi lavorava negli anni 50 e 60 del Novecento?

A.G. Il design si chiama così da quando è stato applicato ai processi industriali. Oggi si sta tornando indietro perché i nuovi designer fanno autoproduzione. Forse, chissà, il tema dell’industria è stato una fase. È una risposta che potremmo darci tra un po’. Il mondo è completamente cambiato. Dalla situazione esuberante del boom economico, s’è passati a un’altra molto frammentata e globalizzata. Non che l’Italia non sappia più dare delle risposte – l’ultimo Salone ne è stato la prova – ma le sfide sono altre e ancora tutte aperte: sostenibilità, cambio climatico, nuovi modi di vita, come si intendono il lavoro e il progetto.

P.M. Sottoscrivo. Aggiungo un particolare. Una volta l’architetto/designer proponeva progetti agli imprenditori e si metteva d’accordo sul farli o non farli. Questo tipo di processo che partiva dal creativo è cambiato perché è entrato in maniera prepotente il marketing che tuttora detta molto le regole. I giovani creativi oggi spesso sono “personal brand” e attraverso i nuovi canali social cercano di catalizzare l’attenzione di giovani imprenditori. Si sta tornando come un tempo ma con un prerequisito, la sostenibilità dei materiali, il packaging, le modalità di vendita di un certo tipo che comunicano direttamente con il pubblico: Spesso si ricorre al crowdfunding.

Da dove origina il mito del design italiano?

P.M. Viviamo in un Paese pieno di cose belle, sappiamo individuare subito la bellezza intrinseca di un oggetto. E poi abbiamo una grande capacità di innovare, spesso molti designer pensano a una cosa ma non ci sono ancora i materiali giusti per produrla… e qui si ritorna al pensiero laterale!

A.G. Ne aggiungo una terza: la manifattura, che sta tra l’idea e l’oggetto finito. Per fare le pieghine alla poltrona Vanity di Frau è stato inventato un attrezzo apposito, i colpi di martello per fissare con i chiodini la pelle alla struttura devono essere quattro né uno di più né uno di meno. Ed è solo uno dei tanti esempi. Questo tessuto che sta tra l’artigianalità e l’industriale lo abbiamo solo noi. Claudio Feltrin, presidente di Federlegno ha però lanciato un grido d’allarme: mancano i ragazzi che vogliono fare questi lavori. Il tema di portare persone e valore a questa fascia così essenziale del nostro Made in Italy è un elemento chiave di quest’epoca.

A chi vi rivolgete con questo libro?

P.M. A un pubblico di persone curiose, attirate dal capire il senso della parola design, una caratteristica dell’identità italiana. Per esempio: la visita al Centro Studi Archivio della Comunicazione di Parma, aperto da poco al pubblico, dovrebbe essere obbligatoria per chi fa questo mestiere. Invece è un luogo che addirittura proprio tanti addetti ai lavori non conoscono. Sono raccolti due milioni e mezzo tra oggetti, schizzi, prototipi, disegni dei più grandi architetti e designer italiani. Il merito è dello storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle che negli anni Ottanta immaginò di rendere disponibile questo patrimonio di conoscenza.

Freschi sugli scaffali

Cielo Piia Leino, Voland, 18 euro

Romanzo illuminante: in una Helsinki del 2058, comanda il movimento sovranista Luce, che dona ai suoi fedeli Cielo, meravigliosa realtà virtuale. Da una società anestetizzata nasce un amore reale…

La filosofia del cane – Manuela Macelloni, Mimesis/Postumani, 18 euro

Il sottotitolo, orme per un futuro postumanista, la dice lunga. Il cane è il soggetto attraverso cui riscoprire concetti come relazione, cura, desiderio, gesti spontanei. Filosofico.

Il passeggero – Cormac McCarthy, Einaudi, 21 euro

Ritorna l’autore di Non è un paese per vecchi e La Strada per un thriller dove personaggi di varia umanità si muovono in una storia che parte da un incidente aereo e finisce dall’altra parte dell’oceano, dove c’è solo il ricordo. «Perché noi siamo 10 percento biologia e 90 per cento mormorio notturno».