Economia della Conoscenza

Cos’è rimasto degli anni Ottanta? Più di quanto si pensi

Scritto il

di Beppe Ceccato

È in libreria da pochi giorni un libro che le ultime generazioni, soprattutto, dovrebbero leggere attentamente. Si intitola Gli Ottanta (E-115, 22 euro) e ha un sottotitolo che non lascia dubbi: L’Italia tra evasione e illusione. L’autore è Luca Pollini, giornalista e saggista che, nato agli inizi degli anni Sessanta, ha vissuto da adolescente i Settanta e da ventenne gli Ottanta. Studioso della cultura underground, Pollini ha riportato in vita Re Nudo, storica rivista fondata da Andrea Valcarenghi nel 1970, propedeutica per rilanciare nel 2024, in occasione del 50esimo, il festival di Re Nudo che vide Milano e il Parco Lambro protagonisti per alcuni anni. Vi domanderete cosa c’entra l’argomento del libro con Re Nudo.

In realtà tutto si tiene. Perché solo un adolescente degli anni Settanta può scrivere con cognizione di causa ciò che ha rappresentato il decennio dell’edonismo. La prefazione è stata affidata a Claudio Cecchetto, simbolo di quegli anni spensierati. Che scrive: Evasione. È lei la protagonista degli anni Ottanta. Gli italiani avevano voglia, e tanta, di divertirsi, di non pensare, di evadere, appunto, e senza vergognarsene, stanchi del decennio precedente fatto d’instabilità, violenza e paura, e forse anche delusi da quello che aveva prodotto il cosiddetto ‘impegno’.

Luca, il tuo libro è una cronaca precisa, ti sei attenuto ai fatti! E ne sono successi di ogni, in quel fatidico decennio…

È facile descrivere la storia velocemente per grandi linee, io ho voluto mettere in ordine dei fatti. Se i Settanta sono stati anni di grande trasformazione sociale, il decennio successivo è stato caratterizzato da una grande trasformazione culturale e politica. Sono iniziati con l’attentato alla stazione di Bologna, sono proseguiti con il disastro di Ustica, l’attentato a Giovanni Paolo II, la sparizione di Emanuela Orlandi, i “suicidi” di Roberto Calvi e Michele Sindona, la P2, la caduta del comunismo, la nascita delle tv berlusconiane…

Anni di presunta libertà e individualismo sfrenato, nella moda, nella musica, nelle feste…

Indro Montanelli li aveva battezzati anni di fango, gira quella frase famosa: Spararono a John Lennon e iniziò un decennio di merda! In realtà, la società era prostrata da decenni di sprangate, l’ideologia che aveva avuto effetti positivi sulla cultura, sulla musica (vedi i cantautori), sul cinema (furono ben tre Oscar, con Elio Petri, Vittorio De Sica e Federico Fellini), aveva diviso il Paese. Il pensiero collettivo è diventato pensiero individuale, i modelli di riferimento sono inevitabilmente cambiati, dalla musica e dai libri s’è passati all’edonismo, la voglia di divertimento, di spensieratezza. Non a caso gli stilisti hanno reso fruibile la moda inventandosi il prêt-à-porter.

Già, i paninari, le Timberland e i Moncler. Milano è stata la capitale di questa nuova voglia di vivere.

C’era la Milano dell’Amaro Ramazzotti, da vivere, da sognare, da godere. Quello spot ha riassunto il clima del momento, tutto era vissuto come accessibile, l’economia s’era trasformata in finanza, gli impiegati giocavano in borsa, il mito di arricchirsi senza fare fatica. Abbiamo assistito all’esplosione del consumismo e alla morte del comunismo. I giovani non credevano più nell’impegno sociale, non si ribellavano più. È stata la prima generazione post ideologica…

Molti fatti di quel decennio, vedi Ustica, la vicenda Orlandi, sono ancora attuali. Tutto è appiattito, sembra che lItalia sia ancora ferma a certi cliché…

La realtà è che non siamo usciti dagli Ottanta. L’attenzione per il bene comune è stata sostituita con l’ansia di apparire, di mostrare il possesso. I social hanno amplificato questo modo di essere e la vicenda degli YouTuber romani ne è la prova evidente..