Economia della Conoscenza

Il 2022 in sette album

Scritto il

di Beppe Ceccato

Treetops – Demetra

Treetops, sette musicisti romani che frequentano ancora conservatori e scuole di musica. Un concept album fatto da giovani, ma per tutti. Una musica raffinata che si rifà agli Snarky Puppy, uno dei miti di questi ragazzi, con la capacità di praterie sonore alla Bob James, i colori alla Pino Daniele e le costruzioni sonore alla Weather Report. Un lavoro molto interessante, fresco, per nulla verboso. Una ventata d’aria fresca!

Arctic Monkeys – The Car

Una garanzia. Orchestrazioni, synth anni Ottanta e quel modo di cantare che ti riporta in case sicure, dove ti senti a tuo agio. Lontani chilometri dai primi dischi pubblicati, la band inglese al suo settimo album in studio, punta tutto sulla voce di Alex Turner che nel brano di apertura There’d Better Be a Mirrorbell, veste i panni del crooner. Anche quando la band vira al funk o ad atmosfere più ovattate lo fa sempre con una dose di eleganza magistrale (Sculptures of Anything  Goes). Abbandonate le chitarre rock è il pianoforte a dettare la linea (The Car). Maestria, mestiere e creatività…

Bruce Springsteen – Only the strong survive

Il Guardian lo ha definito «caldo e godibile». L’ultimo lavoro del Boss con quel titolo un po’ spaccone (che poi è il brano che apre il disco, cantato nel 1968 da Jerry Butler, voce degli Impressions), racconta una storia vera, la musica con cui il boss è cresciuto e con la quale sente di avere un grande feeling, il soul e il R&B. Quindici cover tutte da gustare per ritornare agli anni Sessanta e Settanta, lì nelle balere del  New Jersey…

Valerie June – Under Cover

Come Springsteen, un altro disco di cover proposto da Valerie June, polistrumentista del Tennessee dotata di una voce talmente particolare che ti entra nell’anima e te la scava, graffiante e dolce allo stesso tempo. Under Cover, titolo a doppio senso, è una personale rivisitazione di otto brani scelti tra gli ascolti dell’artista, da Lennon (Imagine) a Nick Cave & BS (Into the Arms). Intensa la versione di Godspeed di Frank Ocean.

Manuel Agnelli – Ama il prossimo tuo come te stesso

Musicista, produttore, mitica voce degli Afterhours, giudice di talent. Le tante strade intraprese portano Agnelli a un altro traguardo, il suo primo lavoro da solista, Ama il prossimo tuo come te stesso. Gran disco, e che lo dico a fare! Bello, potente, epico, tra distorsioni e archi, pianoforte, bassi dub e chitarre rock. Un viaggio che lo vede, novello Ulisse, tra amori, Covid e riflessioni, sempre saldo sulla tolda della sua nave.  Pieni voti!

Ezra Collective – Where Im meant to Be

Del collettivo londinese capitanato da Femi Koleoso, 26 anni, batterista inglese di origini nigeriane, avevo scritto su queste pagine poco più di un mese fa. Un lavoro brillante, ingegnoso, dissetante, l’avevo definito. E, visto che continuo ad ascoltarli, il mio giudizio s’è rafforzato sempre più. Musicisti completi e avventurosi, senza paura di sperimentare (non tutti se lo posso permettere) con l’azzardo dettato dall’età, passano per stili e generi divertendosi e facendo divertire. Where I’m Meant to Be è un piccolo capolavoro che farà storia…

Louis Cole – Quality Over Opinion

Un disco che, fino alla fine, non sai proprio dove vuole andare a parare. C’è dentro di tutto, infilato apparentemente a caso. In realtà il sesto album in studio del polistrumentista e cantante americano è volutamente caotico, una provocazione che si giustifica da quel titolo assolutorio Quality Over Opinion. Tra jazz, elettronica, tappeti synth, funk, avant-pop, Cole si muove con un ordine tutto suo. Ma ne vale la pena.