Economia della Conoscenza

Il legno, protagonista della vita e della musica

Scritto il

di Beppe Ceccato

Ci sono titoli di dischi – come accade per i libri – che ti ammaliano e ti invitano a entrare nel mondo dell’autore. In questo caso Marco Bardoscia ha fatto un piccolo miracolo.

Il contrabbassista e compositore leccese ha appena pubblicato Legnomadre (via Tǔk Music), un lavoro complesso che diventa un’ode agli strumenti usati e al legno, il materiale con cui questi sono stati costruiti. «Il canto d’amore del legno (e di chi lo suona) per la madre Terra», l’ha definito lo stesso artista. Nelle dieci tracce che compongono il lavoro di Bardoscia c’è tutta la sapienza di un musicista raffinato che ha scelto un tema altrettanto “alto” e tremendamente attuale per raccontare a suo modo la grandezza della Natura e della vita.

Il legno è una metafora perfetta: solido, versatile, l’uomo lo usa dalla notte dei tempi per scaldarsi, costruirsi ripari fisici e, con gli strumenti, anche case dell’anima. Il legno tocca le nostre vite ogni giorno. Meritevole dunque, questo omaggio che il musicista salentino aveva già messo sotto la sua lente pubblicando nel 2020 The future is a Tree, in trio con William Greco (pianoforte) e Dario Congedo (batteria). La title track che apre (e chiude) il lavoro è stato l’ultimo brano scritto da Marco.

«L’ispirazione mi è venuta da un brano di Coltrane, After The Rain, un pezzo meditativo. La versione finale in duo con il pianoforte è ispirata a quel mondo lì. Il brano d’inizio sembra Morricone, ma viene da tutt’altra parte!». mi racconta. E in questo coinvolgente omaggio alla natura e al suo essere musicista Marco ha scelto dei compagni all’altezza: oltre a Greco e Congedo, ci sono Gabriele Mirabassi, clarinettista di una bravura disarmante, il percussionista Simone Padovani (altro dono della Natura) e l’orchestra da camera di Perugia, musicisti formati all’ombra di Umbria Jazz.

Con loro ha costruito un percorso armonico a cavallo tra musica classica, jazz, Choro, Son cubano, condimenti mediterranei. «Mentre componevo mi venivano in mente tanti mondi. Poi, sai, l’appetito vien mangiando, man mano che lavoravo alla musica scrivendo le partiture la fantasia volava… Lo volevo il più universale possibile. C’è il mondo della classica, il jazz, il clarinetto di Gabriele, c’è il Brasile, c’è Cuba», racconta. Lágrimas Negras, unico standard presente nel disco, del cubano Miguel Matamoros (1930), vede al canto Alessandro Mannarino: «Il contrasto è forte, però più l’ascolti più senti la forza del brano», spiega. Marco sta suonando nella tournée di Mannarino. Andateli ad ascoltare. E mettete in cuffia Legnomadre, vale ogni singolo secondo dei 45 minuti del disco.

Dischi da portare in vacanza

HMLD – The Worm

Il secondo disco della band inglese è un’opera rock, un concept album avant prog che narra di un enorme verme che s’è mangiato l’Inghilterra, nutrendosi e dispensando odio, rancore ed errori. Metafora del quotidiano. Gran buon Rock!

Joanna Sternberg – I’ve Got Me

Disco totalmente analogico, profondamente folk, in vinile, Cd e cassette (e in streaming!). Ritorno ai ‘70, una voce “marziana” in un mondo ultratech. La forza della differneza. Con delicatezza.

The Peggy Lee Band – A Giving Way

Il sestetto di Vancouver capitanato dalla Lee, violoncellista e compositrice, pubblica un lavoro arioso, jazz, chitarre rock, basso funk, trombe acide cuciti insieme dal suono caldo del violoncello.